Savona. Vanno in palestra, attraversano con attenzione la strada, selezionano con cura i prodotti da acquistare leggendo scrupolosamente le etichette, accompagnano i bimbi a scuola e controllano ossessivamente gli scontrini, non sia mai che qualcuno volesse fregarli. Peccato che a prendere per il naso tutti siano stati loro, e per anni, fingendosi ciechi e bisognosi di aiuti, soprattutto economici.
Si tratta dei 6 falsi ciechi, appunto, incastrati dai controlli degli uomini della Guardia di Finanza di Savona grazie a un’indagine coordinata dalla dottoressa Daniela Pischetola, iniziata un anno fa e che ha smascherato i soliti, odiosi, “furbetti”. Sei persone, residenti nel Savonese, che, dichiarandosi non vedenti al 100% percepivano la pensione più l’indennità di accompagnamento senza però avere alcun handicap. 1.100 euro al mese circa praticamente rubati allo Stato con l’inganno, per un totale di 600 mila euro indebitamente percepiti dai truffatori.
A far rizzare le orecchie alle Fiamme Gialle è stata la casuale presenza di un militare alla sceneggiata improvvisa di una donna, apparentemente cieca, che parlava di “questi falsi invalidi, che, soprattutto nel Meridione, vivono sulle spalle dello Stato e con i soldi dei cittadini”. Peccato che uno di questi personaggi fosse proprio lei, che, dichiarandosi non vedente al 100%, prendeva il corrispondente dello stipendio medio di un qualsiasi dipendente che suda e lavora. Spudorata. Talmente tanto da attirare l’attenzione del finanziere e far partire un’indagine a 360 gradi.
La Guardia di Finanza di Savona ha iniziato così col farsi fornire dall’Inps l’elenco di tutti gli invalidi che percepivano un’indennità e una pensione perché ciechi assoluti (un centinaio in tutto, nel Savonese) e a monitorarli anche attraverso l’analisi di banche date e documenti (con la verifica, ad esempio, del possesso della patente di guida o di licenze quali quelle per la caccia o per la pesca tali da cozzare con lo “status” di non vedente assoluto).
In un caso, a dir poco surreale, gli uomini delle Fiamme Gialle sono risaliti a una denuncia che una finta cieca aveva sporto alla caserma dei carabinieri contro una presunta truffatrice, descrivendola per filo e per segno nell’aspetto e sostenendo che la foto che aveva sul tesserino con il quale si era presentata alla sua porta per proporre un contratto telefonico, non corrispondesse al suo viso. Un ritratto da iper-vedente, insomma, altro che cecità.
Un’altra “furbetta” è stata invece immortalata dalle telecamere mentre accompagna il figlio a scuola, poi va in Posta, compila un bollettino, lo controlla per bene, raccoglie la piccola spilla che le cade per errore, e se ne ritorna a casa. Tutto come se niente fosse e senza alcun problema.
Ma gli esempi si sprecano: c’è quello che va al supermercato, legge le etichette dei prodotti, scarta quelli che non lo soddisfano e paga contando i soldi; quello che va in palestra e si mostra in formissima, altro che invalido; chi prende il caffè al bar e controlla lo scontrino; chi attraversa con attenzione la strada e sempre sulle strisce pedonali. A immortalare le loro gesta – si fa per dire – sono state le telecamere dei vari esercizi commerciali che frequentavano e quelle di videosorveglianza dei vari Comuni dove risiedevano.
Gli inquirenti, al momento, non forniscono le loro generalità ma parlano solo di sei persone accusate di truffa aggravata ai danni dello Stato: quattro sono donne e due uomini, quasi tutti di mezz’età (solo uno di 70 anni). Gli stessi sono stati anche segnalati alla Corte dei Conti che provvederà al recupero dei 600 mila euro indebitamente corriposti.