Savona. Ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Hader Veshaj, l’albanese di 35 anni fermato con l’accusa di essere l’assassino di Rina Marrone (l’orologiaia settantottenne freddata il 19 ottobre scorso nel suo negozio di via Niella a Savona con un colpo di pistola di piccolo calibro) questa mattina è stato interrogato dal gip Emilio Fois per la convalida dell’arresto. L’uomo, assistito dall’avvocato Fabio Accinelli, ha preferito però non rispondere alle domande del giudice che nel pomeriggio ha convalidato l’arresto (inizialmente si era invece riservato di decidere) Al momento Veshaj resta quindi rinchiuso in cella al Sant’Agostino.
Anche se davanti al giudice il trentacinquenne albanese, che in passato lavorava come muratore, non ha fatto nessuna dichiarazione, davanti al suo legale avrebbe invece negato con decisione di essere l’assassino di Rina Marrone. Secondo quanto trapelato l’uomo avrebbe anche spiegato di non essere mai entrato nell’orologeria Lazzarino dove l’anziana è stata uccisa. Una versione che sembra però essere smentita dalle prove raccolte dai carabinieri: all’interno del negozio i militari hanno trovato una copia di “Attico”, una rivista di annunci immobiliari, sulla quale i Ris hanno trovato l’impronta digitale di Veshaj. A tradire l’albanese ci sarebbero poi le immagini di una telecamera di videosorveglianza che lo avrebbero ripreso in via Niella prima di entrare nell’orologeria (quando sembra che tra le mani avesse proprio la rivista) e in un secondo momento quando, secondo gli inquirenti, stava scappando dopo aver sparato alla donna. Prove che, secondo i carabinieri, lasciano spazio a pochi dubbi.
Chi invece, come è normale che sia, non si sbilancia e procede con cautela è il difensore di Veshaj, l’avvocato Accinelli, che dopo l’interrogatorio si è limitato a dire: “Sto guardando le carte, per come lo conosco (il legale aveva già seguito l’uomo per la separazione dalla moglie) non mi pare possibile abbia fatto una cosa del genere. Ora attendo di visionare le immagini che lo avrebbero ripreso prima e dopo l’omicidio: credo lo farò domani e che mi aiuteranno a farmi un’idea più precisa. Per quanto riguarda la rivista il mio cliente ha ammesso di averla letta, ma come sia finita nel negozio è tutto da chiarire”.
Vesahj è stato fermato intorno alle 4 della notte tra venerdì e sabato scorso a Pieve Ligure. I militari lo hanno fermato sulla spiaggia in compagnia di un altro uomo che aveva con sè un borsone con degli oggetti risultati poi rubati. I due sono quindi stati accompagnati in caserma per accertamenti e, proprio mentre gli uomini dell’Arma lo identificavano, è emerso (tramite l’Afis, il sistema automatizzato di identificazione delle impronte) che la sua impronta coincideva con quella del presunto killer di Rina Marrone. Da quel momento quindi per l’albanese è scattato il fermo con l’accusa di omicidio, che lui avrebbe respinto con decisione fin da subito. Subito dopo il fermo i carabinieri hanno anche provveduto a prelevare un campione di Dna dell’uomo che probabilmente sarà confrontato con altri campioni raccolti nell’orologeria e già inviati al Ris.
I militari, già sabato, hanno anche effettuato una perquisizione domiciliare all’interno di un appartamento di via XX Settembre dove Veshaj era ospite di alcuni connazionali. Un controllo che, stando a quanto trapelato, avrebbe dato esito negativo. Dove sia finita l’arma del delitto resta quindi ancora un mistero così come il movente dell’omicidio. Domande alle quali, dopo l’identificazione del presunto assassino, gli inquirenti sperano di dare risposte in fretta.