Economia

Vado, ancora battaglia per fermare la piattaforma Maersk: ricorso al Consiglio di Stato e “segnalazione” a Bruxelles

cantieri maersk

Vado L. La piattaforma di Vado ligure continua il suo percorso ma le associazioni ed il Comune di Vado non si arrendono e annunciano nuove battaglie. L’amministrazione vadese è pronta a ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar sul ricorso per i dragaggi ed il Comitato “AmareVado” ha presentato una segnalazione a Bruxelles per i finanziamenti pubblici per quella che definiscono un opera privata.

Il Comitato è pronto a riprendere la sua battaglia e spiega come tramite il suo presidente, Giovanni Daniele: “Onestamente sono sempre le stesse dichiarazioni, alcune delle quali ormai vecchie e ripetute più volte. Gli argomenti sono sempre gli stessi da anni e le affermazioni di questi giorni non ci sembrano molto diverse. Da tempo si dichiara come certo il finanziamento, che i soldi ci sono e che a livello amministrativo è tutto pronto e avviato. Eppure manca tutta la documentazione. I progetti esecutivi, la presentazione delle opere retro portuali, obbligatorie per la piattaforma, gli stessi finanziamenti, come detto d’altronde dallo stesso viceministro Ciaccia in occasione del convegno di venerdì, non sono in realtà ancora sbloccati ma in attesa della delibera del Cipe. Oltretutto ci pare quasi “irregolare” a livello legale, dichiarare che i cantieri per la costruzione della piattaforma vera e propria, siano avviati, se cosi fosse ci sarebbe una grave mancanza sull’accordo di programma stipulato tempo addietro e che prevede tutta una serie di passaggi che ad oggi non risultano espletati, o almeno, trattandosi di atti pubblici, non ne abbiamo trovata traccia”.

“Non sappiamo da dove arrivi la terra di riempimento che stanno scaricando in mare in questi giorni o chi ne certifichi la “qualità” Considerato che rovesciare in mare del terreno significa inevitabilmente che una parte di esso venga trasportato dalle correnti anche lontano dalla zona di scarico la sola garanzia dei rappresentanti Maersk, non ce ne vogliano, ma non ci pare abbastanza” aggiunge ancora Giovanni Daniele.

“Continueremo la nostra battaglia e per farlo oltre che sul piano legale italiano ci siamo rivolti anche alla Comunità Europea. Abbiamo fatto aprire, tramite consiglio del nostro legale Granara, una segnalazione alla Direzione Generale della concorrenza di Bruxelles per contestare i finanziamenti pubblici della piattaforma. Trattandosi di fatto di un opera che verrà concessa ad uso privato ad un azienda, per un periodo infinitamente lungo per essere una concessione demaniale, ci sono gli estremi, a nostro dire e del nostro avvocato, per definirli come un aiuto di stato illecito ad un ente privato. E’ pervenuta da parte della Direzione Generale l’accettazione della segnalazione ed è stato avviato l’iter procedurale, vedremo quindi, nei tempi previsti per questo genere di cose, se sono da considerarsi tali oppure no. Mentre per quel che riguarda i ricorsi in piedi attendiamo le udienze al Tar e stiamo considerando, come Comitato AmareVado, di ricorrere al Consiglio di Stato, per la sentenza emessa dallo stesso sul ricorso contro i dragaggi, che presentava, a nostro dire, alcune discrepanze” aggiunge.

“Sono stati mesi importanti e per diverse ragioni abbiamo dovuto pensare molto a ciò che avremmo potuto fare o non fare. Soprattutto per due ragioni. Il rilancio della battaglia vuol dire un notevole dispendio di energie e la grave crisi occupazionale che sta colpendo fortemente Vado Ligure e tutta l’Italia ne assorbe molte ma non è giusto prendere in giro chi ha perso il lavoro continuando a proporre senza vergogna il baratto più lavoro meno salute. In secondo luogo il ricorso al Consiglio di Stato costa e il rischio di dover pagare spese legali va tenuto in conto. E’ anche per queste ragioni che dobbiamo e vogliamo avere il sostegno dei cittadini che si sentono liberi e che vogliono opporsi ad una devastazioni ulteriore dell’ambiente in cui viviamo. La posta in gioco è molto alta. Immaginare il territorio di Vado e dintorni tombato a mare dalla piattaforma e avvelenato dalla centrale a carbone, dai mille camion al giorno e dai dragaggi di fondali inquinatissimi è qualcosa che non può lasciarci inerti ed indifferenti” conclude il presidente del Comitato “AmareVado”.