Vado L. Industria savonese in crisi: a margine del vertice con i lavoratori della Ocv di Vado Ligure che si è svolto questa mattina presso la Camera del Lavoro a Savona, Fulvio Berruti, della Filctem Cgil, traccia un quadro della situazione delle aziende Ocv di Vado Ligure e Fac di Albisola Superiore. “Abbiamo deciso, quando hanno chiuso l’azienda, di mantenere comunque i contatti con i lavoratori in cassa integrazione per aggiornarli ciclicamente. Al momento, non ci sono novità di rilievo. Siamo dentro al primo anno di cassa integrazione, l’obiettivo è quello di cominciare a ragionare su come poter dare continuità anche al secondo anno di cassa”.
“La speranza è quella che si possa intercettare qualche soluzione industriale, perché l’area è appetibile. Vi sono dunque due aspetti: primo, come dare continuità agli ammortizzatori sociali anche i 12 mesi previsti; secondo, come costruire le condizioni perché su quelle aree si possa intercettare qualche soggetto industriale che sia interessato all’affare e che garantisca continuità. Le istituzioni lavorano in questo senso, anche se al momento non vi sono soluzioni concrete”.
“Dal tavolo romano abbiamo grandi speranze: qui l’obiettivo è quello di allargare l’accordo di programma anche alle aree dove la crisi è intervenuta, valorizzare l’interesse per quelle aree, e, soprattutto, trovare soluzioni per i costi dell’energia: un passo decisivo non solo per Vado, ma per tutto il Paese”.
“La situazione della Fac è più complicata perché non è proprietaria delle aree in cui sorge, il prodotto è particolare, e c’è un fallimento in corso, con un’asta che dovrebbe essere fatta alla fine di questo anno. Davanti a questo è difficile che qualcuno manifesti il proprio interesse perché prima bisogna valutare l’incidenza di un investimento simile e i possibili costi”.
“La delocalizzazioni non sono la soluzione per tutti i casi, bisogna ragionare su opzioni diverse. Anche perché è chiaro che per le delocalizzazioni, che hanno almeno almeno 5 anni di gestazione, è necessario mantenere vive le entità produttive, agganciare il mercato, rivitalizzarlo, e procedere poi con la delocalizzazione vera e propria”, conclude Berruti.