Economia

Giulio Tremonti al Salone Nautico: “Siamo un Paese strano, importiamo debito ed esportiamo capitali”

Giulio Tremonti

Regione. “Nei tre anni in cui ho fatto il ministro lo spread era a 113, anche meno. Adesso mi pare che sia un po’ più alto: pensate che il nuovo Governo ci dia prestigio all’estero o invece garantisce all’estero che l’Italia sarà logorata in continuo?”. Lo ha detto l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti oggi a Genova a margine di un incontro al 52/mo Salone Nautico.

“Penso che si possa tornare al livello di spread di prima – ha aggiunto – cioè essere padroni a casa nostra, indipendenti. Troppo debito italiano è in mani estere. Siamo un Paese strano che importa debito ed esporta capitali. Basterebbe una politica che concentri il risparmio in casa nostra per un po’ il risparmio”.

Secondo Tremonti, “basterebbe dire che i bot sono esenti da imposte presenti e future, come è stato per decenni quando l’Italia andava bene. Adesso siamo sotto attacco, è una guerra civile. Economica, ma pur sempre una guerra: la speculazione da una parte e la competizione dall’altra”. “Se vai all’estero – ha aggiunto – te lo dicono molto chiaramente: siete un Paese molto ricco, avete un enorme giacimento di risparmio, avete la seconda manifattura d’Europa, eppure siete sotto schiaffo. Pensate che l’Italia in questi mesi sia diventata importante? Siamo saliti nella considerazione o invece siamo saliti nella preoccupazione? Pensate che il nuovo governo ci dia prestigio all’estero o invece garantisce all’estero che l’Italia sarà logorata in continuo? Io ho l’impressione che ci sia un po’ questa posizione”.

“I contratti di lavoro non devono più essere verticali per settore, ma orizzontali per dimensione delle imprese – ha affermato inoltre Tremonti – In questo momento i contratti di lavoro in Italia sono per settore c’è il contratto metalmeccanico, edile, tessile, e dentro a quelle linee verticali troviamo la grande industria e la piccola industria, ma il 90% del Pil è fatto da quelle piccole, non credo che sia più giusto, il contratto di lavoro non deve essere più verticale per settori, ma dimensionale, per dimensioni delle imprese, piccole, medie o giganti. Non si può più continuare con un contratto fuori dalla realtà economica”.