Cronaca

Ex dirigente del Comune di Cairo accusato di concussione, pm chiede 4 anni e 3 mesi: sentenza attesa per il 3 dicembre

tribunale Savona

Savona. Quattro anni e tre mesi di reclusione, oltre all’interdizione dai pubblici uffici. E’ questa la pena richiesta dal pubblico ministero Ubaldo Pelosi per Enrico Flandi, 51 anni, l’architetto albisolese e responsabile dell’area tecnica del Comune di Cairo (ora sospeso dal servizio) finito a giudizio con l’accusa di concussione. Nell’udienza di oggi, terminata nel tardo pomeriggio, si è conclusa la discussione poi il processo è stato rinviato al prossimo 3 dicembre per repliche e sentenza.

Flandi è accusato di avere richiesto a tre ditte, in cambio di agevolazioni nell’assegnazione di appalti, l’esecuzione di lavori privati nella sua abitazione albisolese. In particolare, uno degli episodi che vengono contestati all’architetto è quello relativo alla ditta “Franco Prato”, che aveva vinto la gara per gli interventi relativi alla lottizzazione in località Peire, la quale ha svolto lavori per la pavimentazione della casa dell’archietto e per le rubinetterie e i sanitari (per importi di circa 40 mila euro).

Sempre secondo la Procura, altri “lavori privati” per il giardino dell’architetto, sono stati eseguiti dalla ditta florovivaistica “Marco Rossi”, anche in questo caso per diverse migliaia di euro. Un terzo episodio riguarda altri interventi di carattere elettrico da parte della “Electro Project”, nei confronti della quale l’imputato avrebbe esplicitamento chiesto l’acquisto di materiali per un costo di 2.160 euro. Accuse che sono sempre state respinte dall’architetto.

Oggi, dopo il pm, hanno preso la parola gli avvocati di parte civile, Luigi Gallareto per Prato, e Marco Barilati per il Comune di Cairo. L’avvocato Gallareto, nell’associarsi alla linea del pubblico ministero, ha detto: “Il mio assistito così come altri imprenditori erano messi in soggezione da Flandi, per questa ragione non denunciavano”. In un altro passaggio il legale ha voluto mettere in evidenza un comportamento anomalo dell’imputato: “Come ha confermato uno dei testimoni sentiti nel corso del processo l’architetto aveva dato disposizione che qualunque pratica riguardante Prato passasse nelle sue mani”.

La parola è poi passata al difensore di Flandi, l’avvocato Rosanna Rebagliati, che in quasi due ore di discussione ha contestato punto su punto tutte le accuse mosse nei confronti del suo assistito. “Abbiamo indicato con precisione gli atti attraverso i quali è possibile ricavare gli elementi che indicano la totale estraneità ai fatti contestati dell’architetto” è stato il commento a caldo del suo difensore.