Cengio. Tre proscioglimenti e altrettanti rinvii a giudizio. E’ questo l’epilogo dell’udienza preliminare sul procedimento per la morte di due coniugi, Elio Ferrero e la moglie Irene Sattamino, uccisi a causa di una calderina killer, il 3 marzo del 2009, nella loro casa a Cengio.
Questa mattina davanti al gup Donatella Aschero c’è stata la discussione al termine della quale il giudice ha rinviato a giudizio Franco Bellenda, Cesare Re e Renato Pezzoli, tutti dirigenti dell’Arte (ex Iacp) che si sono susseguiti alla guida dell’Ente tra il 1990 al 2009, mentre ha prosciolto altri due di loro, Pietro Bovero e Marcello Borghi (che lo avevano guidato negli anni ’80), ed il figlio delle vittime Paolo Ferrero. Quest’ultimo era finito nella lista degli indagati per un intervento di manutenzione che aveva eseguito nell’impianto della casa dei genitori nell’ottobre del 2008.
Il processo, nel quale la famiglia è costituita come parte civile (assistita dagli avvocati Massimo Badella e Amedeo Caratti che hanno citato l’Arte come responsabile civile), inizierà il prossimo 8 febbraio. La Procura contesta ai dirigenti di Arte, in quanto responsabili dell’immobile, di non aver assicurato i requisiti minimi di sicurezza nell’impianto scalda acqua dell’alloggio dove vivevano le vittime, soprattutto in relazione all’aerazione nell’ambiente ed i sistemi di smaltimento dei prodotti di combustione. Secondo l’accusa nell’appartamento non ci sarebbero state aperture di ventilazione dirette con l’esterno ed i canali di scarico dei prodotti della combustione avevano uno quota insufficiente tra la camera di combustione e la sommità del camino.
Prima della conclusione delle indagini, davanti al gip Emilio Fois, era stato discusso l’incidente probatorio. La perizia doveva accertare se la calderina che il 3 marzo 2009 causò la morte di Ferrero e della moglie era a norma. Da quanto accertato sembra che l’impianto non lo fosse perché mancava appunto delle necessarie prese d’aria. I periti inoltre hanno appurato che i coniugi di Cengio morirono a causa del monossido di carbonio che si era sprigionato dalla calderina del bagno nell’alloggio al quarto piano della palazzina di edilizia popolare in via 2 Giugno. Elio Ferrero, 75 anni, pensionato dello stabilimento Acna, e la moglie Irene, 80 anni vennero ritrovati lui riverso sul pavimento, lei accasciata sulla sedia in cucina. Sul tavolo, un mazzo di carte da gioco. A fare la drammatica scoperta era stata una delle figlie.
