Regione. Sono 12.022 gli aspiranti studenti universitari che, a partire da ieri e fino al 24 ottobre, stanno tentando conquistarsi uno dei 1.663 posti che la Scuola di Scienze mediche e farmaceutiche dell’ateneo genovese mette a disposizione per l’anno accademico 2012/2013. Dati alla mano, solo un candidato su 10 ce la farà.
A provarci questa mattina, gli aspiranti medici: tante facce tese all’uscita, ma anche qualche sorriso. “Come ogni anno l’argomento più difficile è biologia” dicono all’uscita, “ma anche chimica è stata abbastanza tosta”.
Tante le ore di studio, pochi giorni di stop dopo la maturità. Ad aiutare gli aspiranti medici, i libri specifici di preparazione al test e gli anni di studio al liceo, soprattutto per la parte di cultura generale, “ma per essere particolarmente preparati serverebbe frequentare un anno di una facoltà scientifica” dicono.
Nel dettaglio, per il corso di Farmacia hanno fatto domanda 504 studenti su 120 posti disponibili, 498 per Chimica e Tecnologia Farmaceutiche su 100 posti, 1.578 per Medicina e Chirurgia e per Odontoiatria e Protesi Dentaria su 315 posti, 118 per Assistenza sanitaria su 16 posti, 511 per Dietistica su 21 posti. Particolarmente tosta la selezione per i fisioterapisti: 1.956 le domande presentate per su 120 posti a disposizione.
Qualche chances in più per gli aspiranti infermieri, le domande presentate per Infermieristica sono state 1.504 su 425 posti, 502 le domande per Ostetricia su 26 posti, 517 per Logopedia su 16 posti, 933 per Tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia su 42 posti e 401 per Scienze motorie, sport e salute su 138 posti. Mentre si attendono gli esiti del test, con la pubblicazione della temuta graduatoria, la Cgil punta il dito verso l’iniquità dei punteggi tra Nord e Sud.
“Quest’anno si è fatto un piccolo passo in avanti – spiega Massimo Cozza, segretario nazionale della FpCgil medici – facendo una graduatoria su 2-3 facoltà accorpate, territorialmente vicine. Ma il vero problema è l’iniquità del punteggio. L’anno scorso infatti è riuscito a passare più facilmente chi aveva fatto il test al Sud rispetto a chi lo aveva tentato al Nord”.
“Nel 2011 – aggiunge Cozza – si è verificato infatti che ad esempio nelle università del Nord i primi che non erano passati avevano punteggi più alti di quelli che erano entrati nelle facoltà del sud, pur avendo punteggi più bassi. O a parità di punteggio, al Sud si passava, e al Nord no”.