Cengio. Era prevista per questa mattina, in udienza preliminare, la discussione del procedimento per la morte di due coniugi, Elio Ferrero e la moglie Irene Sattamino, uccisi a causa di una calderina killer, il 3 marzo del 2009, nella loro casa a Cengio. Il gup Donatella Aschero si è vista però costretta a rinviare l’udienza al prossimo 18 ottobre per l’indisponibilità (giustificata da problemi di salute) di un perito.
Per quell’incidente sono indagate, tutte con l’accusa di omicidio colposo, sette persone tra cui sei dirigenti dell’Arte (ex Iacp), Cesare Re, Marcello Borghi, Pietro Bovero, Andrea Arena, Renato Pezzoli, Franco Bellenda, che si sono succeduti alla guida dell’Ente nel periodo compreso tra il 1980 al 2009, ed il figlio delle vittime, Paolo Ferrero. Nel procedimento inoltre l’Arte è stata citata come responsabile civile dai legali della famiglia (gli avvocati Massimo Badella e Amedeo Caratti).
La Procura contesta ai dirigenti di Arte, in quanto responsabili dell’immobile, di non aver assicurato i requisiti minimi di sicurezza nell’impianto scalda acqua dell’alloggio dove vivevano le vittime, soprattutto in relazione all’aerazione nell’ambiente ed i sistemi di smaltimento dei prodotti di combustione. Secondo l’accusa nell’appartamento non ci sarebbero state aperture di ventilazione dirette con l’esterno ed i canali di scarico dei prodotti della combustione avevano uno quota insufficiente tra la camera di combustione e la sommità del camino.
Il figlio dei coniugi Ferrero è invece finito tra gli indagati per un intervento di manutenzione che aveva eseguito nell’impianto della casa dei genitori. Nell’ottobre del 2008 infatti, aveva sostituito il terminale del camino con un tubo curvato a 90° ed un camino a lamelle, introducendo un ulteriore cambio di direzione del canale del fumo. Un lavoro che, sempre per il pm, era stato eseguito sopra un impianto già gravemente deficitario e privo dei requisiti minimi di sicurezza.
Prima della conclusione delle indagini, davanti al gip Emilio Fois, era stato discusso l’incidente probatorio. La perizia doveva accertare se la calderina che il 3 marzo 2009 causò la morte di Ferrero e della moglie era a norma. Da quanto accertato sembra che l’impianto non lo fosse perché mancava appunto delle necessarie prese d’aria. I periti inoltre hanno appurato che i coniugi di Cengio morirono a causa del monossido di carbonio che si era sprigionato dalla calderina del bagno nell’alloggio al quarto piano della palazzina di edilizia popolare in via 2 Giugno. Elio Ferrero, 75 anni, pensionato dello stabilimento Acna, e la moglie Irene, 80 anni vennero ritrovati lui riverso sul pavimento, lei accasciata sulla sedia in cucina. Sul tavolo, un mazzo di carte da gioco. A fare la drammatica scoperta era stata una delle figlie.