Savona. Solo sette mesi fa se ne era andato con un bagaglio di “bei ricordi”, oggi si trova ad affrontare la vertenza industriale e ambientale più delicata dell’attualità italiana. E’ il prefetto Claudio Sammartino, che dopo l’esperienza a Savona si è trovato faccia a faccia con il caso dell’Ilva di Taranto.
Il lavoro di Sammartino nella provincia savonese è stato soprattutto amministrativo, concentrato nella preparazione di patti, protocolli e intese per il controllo delle opere, degli appalti e dei cantieri. Lo scenario è cambiato con il passaggio in Puglia, dove il rappresentante del governo ha dovuto mettere in campo tutte le sue doti diplomatiche per il caso dell’industria siderurgica.
I cortei, la mobilitazione operaia, il livello crescente della tensione, il contenzioso per disastro ambientale, il sequestro dell’area a caldo e proprio oggi a Taranto i ministri Clini e Passera in un momento cruciale della vicenda; dal vertice il governo ha strappato all’Ilva la disponibilità a investire ulteriori 56 milioni per la bonifica. Sempre presente Sammartino.
Un ferragosto di fuoco per il prefetto, che solo due anni fa, nello stesso periodo, era impegnato in un tour nelle sale operative delle forze dell’ordine dislocate nella provincia di Savona (nel video). Un momento sereno e confortevole rispetto all’incombenza odierna e alle recenti responsabilità per l’ordine pubblico. Imparagonabili, evidentemente, i periodi dell’estate in riviera a quelli di oggi nel pieno della vertenza Ilva.
Con il suo insediamento a Taranto, il prefetto Sammartino è stato catapultato nel cuore del tumulto, il tutto dopo che da fine luglio sei reparti a caldo del siderurgico, il centro dell’acciaieria più grande d’Europa, sono sotto sequestro per disastro ambientale doloso. Ed ora è diventato protagonista della delicata negoziazione per una via d’uscita e il risanamento della città. Ma ha mantenuto il contatto con gli amici savonesi, presso i quali trova sostegno morale in questo momento difficile.