Albenga. Il tribunale di Albenga va verso la chiusura. Il Consiglio dei ministri ha dato via libera definitivo al decreto legislativo di revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Il governo, tenuto conto dei pareri delle Commissioni giustizia di Camera e Senato nonché di quello reso dal Consiglio Superiore della Magistratura, ha licenziato il testo finale del decreto. Per le sedi distaccate di Chiavari, Sanremo e Albenga significa la soppressione.
La versione definitiva del decreto prevede infatti la cancellazione di tutte le 220 sedi distaccate di tribunale, confermando così l’iniziale previsione. Il ministro della giustizia Severino ha affermato di aver letto con grande attenzione i pareri del Csm, prevalentemente incentrati su aspetti organizzativi, e delle Commissioni parlamentari, e di aver registrato posizioni tra di loro diversificate. In piena sintonia col Consiglio dei Ministri, è stato deciso di “valorizzare quella che risulta essere invece una comune linea direttrice: il mantenimento di un forte presidio giudiziario nei territori caratterizzati da una significativa presenza della criminalità organizzata”.
Sono state espunte, dall’iniziale elenco di 37 tribunali e relative procure, le sedi in zone ad alta concentrazione di criminalità organizzata, con l’accorpamento, dove possibile, di tribunali o sezioni distaccate, caratterizzate da una criminalità mafiosa omogenea, dalla contiguità territoriale e dalla comunicazione tra i territori. Il governo ha deciso di mantenere i presidi giudiziari nelle aree ad alta infiltrazione di criminalità organizzata (Caltagirone e Sciacca in Sicilia; Castrovillari cui sarà accorpato il tribunale di Rossano, Lamezia Terme e Paola in Calabria; Cassino cui sarà accorpata la sezione distaccata di Gaeta nel Lazio) e di dotare di un Ufficio di Procura anche il Tribunale di Napoli nord.
“E’ stata invece confermata – ha concluso il guardasigilli – la soppressione di tutte le sezioni distaccate, nonostante le richieste di mantenimento di alcune di esse, poiché l’esperienza sin qui fatta dimostra che si tratta di un modello organizzativo precario ed inefficiente sotto il profilo della produttività e della carenza di specializzazione, con un impiego di risorse spropositato rispetto alle esigenze”.
L’ordine provinciale degli avvocati e numerosi esponenti politici bipartisan avevano espresso contrarietà alla chiusura della sede ingauna. Con la configurazione del decreto, avevano poi chiesto al governo che venissero considerati i “criteri oggettivi”, come il bacino territoriale d’utenza e il carico di lavoro. Ma oggi è giunto da Roma il colpo di spugna.