Lettera al direttore

“AlbengaE'” sull’ospedale Santa Maria di Misericordia

A volte le cose volgono in una direzione con una logica incomprensibile…o comprensibilissima a seconda dei punti di vista.

E qualcuno cerca sempre di giustificare il proprio operato sbandierando chissà quali assiomi e trincerandosi dietro a improbabili regimi di esclusività da “addetti ai lavori” ma anche questa volta, come già accaduto in passato con la chiusura del reparto di Ortopedia, l’assurdità di certe decisioni emerge come uno schiaffo all’intelligenza di 63.000 cittadini ingauni.

Sul piano sanitario, la soppressione del reparto di Chirurgia rappresenta una maldestra operazione di mancata integrazione con l’Ospedale di Pietra Ligure, contraddittoria con quanto sino ad ora si è fatto in tal senso e si è anche voluto far credere ai cittadini e un declassamento del Pronto Soccorso con oltre 32.000 accessi annui rappresenta un ipotesi fondata di interruzione di pubblico servizio.

Un ospedale con soltanto 4 anni di vita, dotato di 4 sale operatorie nuove e all’avanguardia, le migliori dell’Asl 2 e tra le migliori d’Italia, con struttura di eccellente livello qualitativo, con una potenzialità di 220 posti letto – quindi correttamente dimensionato ai sensi della recente Legge della Spending review: 220/63.000 = 3,49 PL/1000 ab. Inferiore al parametro di Legge di 3,7 – da anni viene impiegato al 50% delle proprie potenzialità e sotto l’aspetto chirurgico da ora in poi verrà utilizzato neppure al 10% della propria potenzialità, con il risultato certo che i costi di gestione della struttura a causa di un simile sotto-impiego, oltre a vanificare la convenienza in termini economici per l’Asl 2 del progetto di recupero fughe arto-protesiche in atto (i costi derivanti dalle consulenze specialistiche fornite al privato) a cura della parte privata G.S.L., pongono un preoccupante interrogativo sul corretto e razionale impiego delle risorse pubbliche.

Come si potrà giustificare a chi compete analizzare i conti pubblici, che un ospedale con le sue specialità operative (laboratorio, radiologia, rianimazione, cardiologia, etc.) finirà per funzionare per garantire l’attività chirurgica di un soggetto privato e di poco altro a matrice pubblica, senza la chirurgia pubblica…?

Un ospedale intero operativo con tutte le specialità a supporto di attività chirurgica soltanto del reparto M.I.O.S. pubblico e dell’arto-protesica privata può definirsi un buon esempio di razionale utilizzo delle risorse pubbliche??? A chi giovano questi tagli? No di certo ai conti pubblici sanitari, visto che le soppressioni in ipotesi non generano alcun risparmio, dovendo trasferire il personale e non potendolo evidentemente ne prepensionare ne “sopprimere”!

Inevitabilmente poi ci si chiede quale sia la ratio di risparmio nell’inspiegabile intento manifestato di procedere alla soppressione di posti letto ad Albenga (come già visto peraltro già ampiamente sotto i parametri di Legge, e quindi in carenza di offerta al bacino demografico del distretto Albenganese) soltanto su posti letto pubblici e non anche o soltanto su posti letto privati accreditati, come prescrive la Legge di recente approvazione.

I posti letto ospedalieri ad Albenga sono 123 oltre a 18 di artoprotesi di privati (G.S.L.) e 40 di privati accreditati per riabilitazione e non si comprende il motivo per cui a pagare questo prezzo debba essere soltanto la sanità pubblica. Forse perché, alla scadenza della convenzione riabilitativa si intende rinnovarla ad un altro privato? E in tal caso, per risparmiare e razionalizzare davvero, perché non fruire del reparto pubblico, sopprimendo almeno 20 posti letto privati che consentirebbero di mantenere il reparto di Chirurgia presso il Santa Maria di Misericordia?

Per questi motivi ci si chiede se abbia ancora senso proseguire con le convenzioni in atto laddove esistano reparti pubblici in grado di assolvere al compito, con un possibile risparmio per intero della prestazione. Chi utilizzerà le sale operatorie di Albenga? In che termini questo “piano” consente risparmi che invece alla luce di queste considerazioni appaiono come costi aggiuntivi derivanti da sotto-utilizzo delle strutture pubbliche?

Chi ha interesse a questo de-potenziamento pubblico? Quali sono i reali propositi indichiarabili per l’Ospedale di Albenga? Tutti interrogativi molto semplici che sorgono anche ai non “addetti ai lavori”, gente comune la quale in periodi di crisi, nell’abito del budget di famiglia, dovendo scegliere, razionalmente si priva con precedenza della tessera di iscrizione al tennis prima di saltare il pasto di mezzogiorno.

Sempre che, come temevamo e come segnaliamo da oltre un anno, il piano neppure troppo recondito sia quello in prima battuta di trasformare il Santa Maria in un guscio da riempire come clinica privata a favore dei soliti noti (ovviamente mantenendo quei servizi che sono indispensabili ai privati ma troppo costosi per loro da implementare in proprio), in seconda battuta di cominciare a costruire il nuovo ospedale San Paolo di Savona con uscita autostradale dedicata e, in terza battuta, vendere in toto la collina del Santa Corona quando qualche “illuminato” amministratore pubblico verrà a dire alla cittadinanza che mantenere il Santa Corona costa troppo e costruire un monoblocco nuovo tanto vale farlo a Savona……con buona pace del Sindaco di Pietra e del cambio di destinazione d’uso che in base a recenti nuove leggi regionali può essere avocato dalla Regione stessa per motivi di servizio pubblico.

Passano gli anni e le crisi si accavallano ma un certo sistema di far politica non tramonta mai…

Daniele Tealdi, Albenga E’