Vado Ligure. L’accenno di questa mattina al finanziamento della piattaforma da parte di Rino Canavese, in Comitato Portuale, è stato piuttosto breve e velato. Il presidente dell’Autorità Portuale ha fatto riferimento alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Sviluppo, ormai nota da due settimane, e ha poi voluto ribadire: “L’opera era considerata prioritaria e così è stata valutata dal governo”.
E’ l’articolo 15 del Decreto a riguardare la piattaforma container della Maersk a Vado, dedicato alle “Disposizioni finanziarie in materia di infrastrutturazione portuale”. Il provvedimento modifica il Milleproroghe del 2011, che voleva recuperare i finanziamenti dall’extra-gettito dell’Iva, e reperisce invece i soldi da altri progetti infrastrutturali nazionali che non sono andati a buon fine, revocandone i bandi. Penalizza, cioè, quelle operazioni portuali che non sono state considerate prioritarie nell’agenda Paese per valorizzare, per contro, quelle preminenti. Da qui l’affermazione “opera considerata prioritaria dal governo”.
Il progetto del terminal container da 800 mila teu gestito da Ap Moeller-Maersk costa complessivamente 450 milioni di euro: 300 a carico pubblico, 150 impegnati dal colosso danese, 125 garantiti da un accordo sottoscritto al Ministero delle Infrastrutture nel 2008 e 70 milioni inclusi nel Milleproroghe. Il resto, pari a circa 105 milioni, è contemplato dal Decreto Sviluppo.
La “coperta di Linus” in questo caso avvantaggia il porto di Vado a scapito di altri, per esempio Ancona. La notizia della copertura finanziaria sta non solo nel Decreto Sviluppo, ma anche in un mandato di pagamento per una prima tranche di finanziamenti (che è ora esigibile “alla cassa”). Quello che è sottinteso nel ragionamento dell’Autorità Portuale è il fatto che se il governo finanzia una prima tranche, assicurerà poi i fondi anche per gli step successivi.
Ed è quello che temono, sul fronte opposto, i detrattori della piattaforma: il sindaco vadese Attilio Caviglia e i comitati che osteggiano l’opera per ragioni ambientali. Ma anche gli operatori portuali di altre realtà, quale Voltri, che temono una perdita di navi.
I vertici della Port Authority non hanno specificato l’entità di questa prima copertura economica per l’avvio definitivo del cantiere. Ma è facile ipotizzare che corrisponda a quello che, in base al vecchio Milleproroghe, sarebbe arrivato al bacino di Vado Ligure dall’Iva e dalle accise derivanti dalla movimentazioni delle merci: circa 20 milioni di euro.