Savona. Sarà una perizia ad aiutare a fare luce sul caso del gestore di una sala giochi che è indagato per circonvenzione d’incapace. L’uomo, Giuseppe Saia, è accusato di aver approfittato delle condizioni di salute di un suo cliente, un’ex imprenditore savonese, per farsi vendere una villetta nell’entroterra a un prezzo stracciato (70 mila euro) per poi riprendersi la maggior parte dei soldi che lui, giocatore compulsivo di videopoker, continuava a spendere nella sua sala giochi.
Il pubblico ministero, al termine delle indagini, ha chiesto per Saia il rinvio a giudizio e oggi, davanti al gup, è stato deciso di conferire l’incarico peritale al dottor Rocco al quale, probabilmente, verrà chiesto di fare una valutazione sulle condizioni dell’ex imprenditore, che era ammalato di Parkinson e di conseguenza era diventato un giocatore d’azzardo “patologico”. Secondo l’accusa Saia, approfittando della sua condizione, gli avrebbe fatto contrarre diversi debiti di gioco fino ad arrivare a farsi cedere la nuda proprietà dell’immobile nell’entroterra. Saia avrebbe ricevuto dalla vittima, per cancellare i debiti di gioco, dodici assegni per un importo totale superiore ai 25mila euro.
Quando la famiglia dell’ex imprenditore, assistita dall’avvocato Roberto Levrero, ha scoperto che l’uomo aveva non solo dilapidato una piccola fortuna in sterili giocate al videopoker, ma che oltretutto era stato protagonista di una compravendita immobiliare quantomeno sospetta, ha cercato di correre ai ripari con la denuncia penale.
Il gestore della sala giochi, fin dall’inizio, si è difeso da questa accusa spiegando che, al contrario, i familiari sapevano di quella situazione. Sarebbe stato lo stesso Saia a consigliare ai parenti dell’uomo di seguirlo con maggiore attenzione. Sull’episodio della villetta il titolare della sala giochi ha precisato: “Il cliente ha deciso di mettere in vendita l’immobile, e lo aveva proposto anche ad altri. Ho accettato. Gli ho dato una caparra di 40 mila euro con un assegno, lui ha scelto un notaio di sua fiducia, davanti al quale ho saldato con gli altri 30 mila in contanti. Di quella casa, oggi sequestrata, non ho mai goduto: è affittata e il padre del mio cliente ne ha l’usufrutto. Non è stato un grande affare, se credono mi ridanno i soldi e io la restituisco subito”.
La prossima udienza del processo è stata fissata a giugno quando verrà conferito l’incarico al perito.