Albenga. “Se il nostro governo non riesce a risolvere la questione marò con lo spiegamento di forze impegnate, mi chiedo cosa potrà mai fare per Tomaso”: questo il commento di Marina Maurizio, la mamma del ragazzo di Albenga condannato in primo grado all’ergastolo in India con l’accusa di omicidio, davanti alla notizia del nuovo no del tribunale di Kollam alla richiesta di libertà dietro cauzione presentata dai legali dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori locali in una operazione antipirateria a difesa dela petroliera Enrica Lexie.
“Se la diplomazia italiana non riesce a far sentire la propria voce per i due marò, come potrà salvare mio figlio?” si chiede Marina Maurizio. E ancora: “Forse è il momento di rialzare la voce e andare avanti da soli in questa battaglia per la libertà di Tomaso ed Elisabetta”.
Andare avanti in una lotta durissima, con un iter processuale che stenta a compiere passi avanti, mentre il confronto diplomatico Italia-India appare sempre più teso. Tomaso Bruno, insieme all’amica torinese Elisabetta Boncompagni, è rinchiuso da più di due anni nel carcere di Varanasi con l’accusa di aver ucciso il proprio compagno di viaggio Francesco Montis nel corso di una vacanza in India. Un omicidio che, secondo l’accusa, sarebbe a sfondo passionale. Per la difesa si tratterebbe invece di morte per cause naturali.
La vicenda giudiziaria dei due giovani resta impantanata in lungaggini e ritardi. Ormai si dovrà aspettare luglio per l’inizio del processo d’Appello dal momento che, a partire da metà maggio, i tribunali indiani sono chiusi per ferie.
“I nostri avvocati stanno preparando una serie di solleciti al presidente del tribunale e nelle sedi competenti avvalendosi dell’ordine passato dalla Suprema Corte secondo il quale l’Appello dovrebbe essere messo a calendario entro il 2 settembre” ha fatto sapere giorni fa la signora Marina che da tempo lamenta una scarsa attenzione da parte delle autorità italiane. Autorità italiane che, ora, sembrano impotenti anche di fronte alla necessità di salvare i due marò.