Urbe. Due condanne e tre assoluzioni. Sono queste le richieste del pm Giovanni Battista Ferro per i cinque imputati del processo per la morte di un operaio, Abdelhak Gaou, marocchino di 47 anni, che era rimasto vittima di un tragico incidente sul lavoro nell’ottobre 2006 a Urbe. Questa mattina in tribunale è stata conclusa la discussione del procedimento che si avvia verso la conclusione: è stato rinviato al 24 maggio quando, dopo le repliche, arriverà la sentenza.
A giudizio per la morte dell’operaio, che era rimasto folgorato mentre stava effettuando un intervento ad una centralina elettrica dell’Enel, ci sono cinque persone: tre consiglieri della ditta Fratelli Basso di Alba (della quale era dipendente l’operaio), Marco Fenoglio, Roberto e Alfredo Lazzarino, il dirigente Roberto Milani e un funzionario Enel, Luigi Traverso. Per tutti l’accusa è di omicidio colposo.
Stamattina il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione (“perché il fatto non costituisce reato”) per Fenoglio e per Roberto e Alfredo Lazzarino, mentre ha chiesto una condanna a quattro anni di reclusione per Traverso (escluse le attenuanti generiche) e ad un anno e sei mesi per Milani (con le attenuanti generiche).
Nel corso delle precedenti udienze del processo erano state sentite diverse testimonianze, tra cui quelle degli imputati. Dai loro racconti era emerso che era stato fatto un sopralluogo prima di organizzare l’intervento e che non erano state registrate anomalie. Prima di procedere con il lavoro alla centralina – sempre da quqnto emerso in aula – inoltre erano state eseguite delle misurazioni e il palo non risultava essere in tensione.
In altre udienze invece erano stati ascoltati alcuni consulenti dell’azienda che avevano riferito sugli aspetti tecnici dell’intervento in corso quel giorno a Urbe. Gli elementi controversi sono due: capire perché il lampione sul quale la vittima stava lavorando era rimasto sotto tensione e valutare se comunque le condizioni di lavoro e di sicurezza erano state rispettate.
Sul primo punto una delle testimonianze aveva sollevato qualche dubbio: in un vicino cantiere c’erano stati interventi alla linea elettrica che potrebbero aver alterato la possibilità di staccare completamente la corrente, all’insaputa di chi stava lavorando. Sul secondo, all’epoca si erano registrate voci critiche tra i colleghi dell’operaio. L’uomo, infatti, era al lavoro da solo, mentre le norme prevedono squadre con piu’ addetti proprio per poter intervenire in caso d’emergenza.