Cronaca

Morte di Maurizio Piombo, per il perito del pm ci fu “un’interruzione del flusso di informazioni al momento del ricovero”

maurizio piombo

Albisola S. “C’è stata un’interruzione del flusso delle informazioni al momento del ricovero”. “Il protocollo è stato seguito alla lettera e l’accettazione del paziente è stata fatta correttamente”. Si potrebbero riassumere così, in sintesi, le due tesi (contrapposte) emerse questa mattina, in tribunale a Savona, nell’ambito del processo per la morte di Maurizio Piombo, l’amministratore di condomini di 30 anni, residente ad Albisola Superiore, che era stato stroncato nell’aprile del 2010 da un’embolia polmonare.

A giudizio ci sono il medico, Alessandro Barraco, e l’infermiere, Valter Ghigliazza, che erano in servizio al pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di Savona e che si occuparono del paziente. Per entrambi l’accusa è di omicidio colposo. Questa mattina in aula sono stati sentiti altri testimoni del pm tra cui la dottoressa Grazia Guiddi, responsabile della Struttura Triage e Sale Visita del pronto soccorso del San Paolo, e la dottoressa Maria Lucrezia Mazzarella, il perito di parte dell’accusa (che aveva anche eseguito l’autopsia sul corpo di Maurizio Piombo).

Il trentenne si era sentito male il 28 aprile del 2010, accusando forti dolori al torace, ma una volta portato dall’ambulanza in ospedale, secondo l’accusa è stata effettuata una errata valutazione medica relativa ai parametri di saturazione (durante il trasporto in ospedale era già stato somministrato ossigeno al paziente) con conseguente “diagnosi di sincope erronea”. Piombo era quindi stato dimesso dal nosocomio senza alcuna terapia o prescrizione per ulteriori accertamenti e due giorni dopo morì per un arresto cardiocircolatorio.

Secondo la testimonianza della dottoressa Guiddi quando il paziente arrivò in ospedale furono rispettate tutte le procedure: l’infermiere che si occupò del triage infatti rilevò i sintomi e, dopo aver fatto l’anamnesi, assegnò un codice a Piombo (che in quel momento era cosciente), ma non era tenuto a raccogliere informazioni dai militi dell’ambulanza. “Quando un soggetto arriva in pronto soccorso in ambulanza, senza essere stato trattato da un medico del 118, per noi è come se si partisse da un punto zero” ha spiegato la responsabile del triage.

Contrapposto il parere del perito del pubblico ministero, la dottoressa Mazzarella, che in aula ha precisato: “C’è stata un’interruzione del flusso di informazioni all’arrivo di Piombo in ospedale. Non si è tenuto conto infatti dei rilevamenti fatti dai militi durante il trasporto. Se il medico fosse stato informato del fatto che al paziente era stato somministrato ossigeno forse avrebbe potuto fare una diagnosi diversa”. Secondo il perito inoltre l’infermiere, da protocollo, è tenuto a richiedere la scheda di trasporto (nella quale sono contenute informazioni sul paziente) ai militi che dell’ambulanza.

Nella prossima udienza, fissata per il 6 di luglio, saranno ascoltati anche i periti di parte che presenteranno i risultati delle loro consulenze. Documenti che i legali dei due imputati (gli avvocati Aglietto, Garaventa e Lisi) depositeranno a breve. Dopo i periti la parola passerà invece agli imputati che, se lo vorranno, avranno la possibilità di sottoporsi all’esame delle parti. Infine toccherà ai testimoni della difesa e della parte civile che saranno sentiti prima di procedere con la discussione.

L’inchiesta sulla morte di Maurizio Piombo, condotta dal pm Giovanni Battista Ferro, era stata avviata da un esposto presentato alla Procura dal legale della famiglia (i genitori si sono costituiti parte civile nel processo assistiti dagli avvocati Crivelli e Barbero). L’apertura di un fascicolo aveva portato alla riesumazione della salma e all’autopsia svolta dalla dottoressa Maria Lucrezia Mazzarella.