Finale L. Il progetto del Parco del Finalese visto da chi conosce e vive quotidianamente il territorio e rimane distante da bandiere di partito: i rappresentanti del “Comitato Antiparco del Finalese per la tutela e la salvaguardia delle nostre terre” alzano la voce e vogliono dire la loro su un piano che li riguarderebbe da vicino.
“Il regolamento comunale riguardante lo sfruttamento, soprattutto del nostro entroterra, da parte del fenomeno bike, che senza dubbio aiuta la destagionalizzazione e non solo del nostro turismo, è venuto alla luce in questi ultimi tempi grazie al nostro impegno – sottolinea Andrea Oliveri, presidente del comitato in questione – e ha dimostrato che il comitato popolare tanto invocato dal consigliere comunale di Finale del Pcl già esiste, può governare e regolamentare insieme alle istituzioni il nostro territorio e conta più di mille iscritti nei sette Comuni dell’area eventualmente interessata dal progetto parco”.
Un modo per rispondere a chi, come Piccardi appunto, ha parlato della necessità di dare vita a uno “strumento rinnovato con le medesime finalità di un parco, ma governato e regolato da competenze locali e comitati popolari”. “Il ‘comitato antiparco del finalese per la tutela e la valorizzazione delle nostre terre’ – precisa Oliveri – oltre a essere contrario in toto alla formazione del parco, è contrario a qualsiasi carrozzone politico che ‘fino ad oggi ha conosciuto diverse forme di corruzione’, ha intenzione di difendere ogni attività primaria presente sul territorio con la precisa convinzione di avere una conoscenza dello stesso, derivata dalla nostra presenza capillare come cittadini e proprietari, che nessun altro può vantare”.