Savona. Non si arresta l’azione investigativa degli inquirenti sull’operazione antiriciclaggio ribattezzata “Carioca” che ha portato all’arresto del faccendiere Antonio Fameli, della convivente peruviana e del commercialista Carlo Ciccione, oltre al figlio dell’imprenditore calabrese ricercato in Brasile. Nei guai anche professionisti e prestanomi finiti nel mirino degli investigatori per il loro presunto ruolo nell’aver aiutato Fameli nella realizzazione di attività illecite con il riciclo di fiumi di denaro.
In attesa dell’evoluzione giudiziaria delle persone coinvolte nell’inchiesta, tramite la mole di documentazione affiancata agli elementi probatori raccolti in mesi di indagini, al setaccio ci sono ora le società ed i passaggi societari utilizzati da Antonio Fameli per il riciclaggio dei soldi.
Dalla “Pafimo Empreendimentos imobiliaros ltda”, società brasiliana con sede a Rio De Janeiro e sede in Italia a Boissano, rappresentata in Italia da Giuseppe Carelli, usata da Fameli per i suoi immobili e la stessa sala giochi di Loano, alla “Scim srl” con sede a Imperia, che vede come amministratore con compiti di liquidatore Giorgio Rossello, fino alla “Vallauris 2000 s.l.”, che ha sede in Spagna, e in Italia il domicilio fiscale a Loano, utilizzata da Fameli per gestire gli immobili.
Altra società nel mirino degli inquirenti la “Marinvest sas di Serafino Fameli e C.”, con socio accomandante Fabio Domenicale e socio accomandatario Serafino Fameli, con cariche ricoperte fino al 27 novembre 2011 rispettivamente dai fratelli Ugo e Filippa Piave. Infine al vaglio della Squadra Mobile anche l’ “Arcobaleno” con sede in Perù e la “Roan srl” con sede a Milano.
