Albenga. Domani alle ore 21 a Palazzo Oddo di Albenga riprende il ciclo di incontri culturali promossi dalla sezione del Ponente ligure del Centro “Pannunzio”, aperti da Bianca Montale con grande partecipazione di pubblico in febbraio.
La professoressa Anna Tagliasacchi Bonfante, studiosa dantesca di rango e già docente di letteratura italiana al liceo classico di Albenga, terrà una lettura critico-letteraria del VIII Canto del Paradiso dantesco. Al termine ci sarà una lettura da parte dell’attrice Milli Conte.
Verrà introdotta dal coordinatore della sezione Marco Servetto.
“Il canto VIII del Paradiso, cielo di Venere, ci presenta la figura di Carlo Martello, amico di Dante, anche se appartenente ad una dinastia considerata nemica, gli Angiò – dice Servetto – Carlo Martello è, per Dante, il modello del principe ideale, nobile e cortese, sollecito del bene dei sudditi, legato alla famiglia ed alle sue Terre, che descrive con sguardo affettuoso dall’alto del Cielo”.
Aggiunge la professoressa Tagliasacchi: “Troviamo in questo canto l’esaltazione dell’amicizia, della buona politica, del passaggio dall’amore pagano e sensuale a quello cortese e celeste.
Tutti questi motivi ne fanno un canto affascinante e ricco di umanità, attuale in ogni sfumatura come è sempre la vera poesia, sempre contemporanea anche a distanza di secoli, capace di illuminare la vita di ciascuno di noi: come dice J. L. Borges ‘La terzina più consunta e ripetuta (di Dante) può, una sera, rivelarmi chi sono o che cos’è l’Universo'”.
Il professor Pier Franco Quaglieni, direttore generale del Centro Pannunzio ha altresì dichiarato: “Può sembrare una scelta controcorrente rileggere Dante in un contesto in cui sembra che l’attualità finisca di prevalere sulla stessa cultura, a volte uccidendola. Il Centro “Pannunzio” intende invece privilegiare la qualità della cultura, offrendo programmi non consueti, senza per questo voler essere élitari. Per altri versi, l’idea di una “buona politica” espressa nel canto dantesco, al di là del fluire dei secoli, è oggi una necessità almeno forte come ai tempi di Dante che paragonava l’Italia ad una nave in gran tempesta”.