Alassio. Ha scelto la via del patteggiamento Mohammed G., 31 anni, il venditore ambulante marocchino che nel settembre dell’anno scorso era stato arrestato con l’accusa di aver tentato di stuprare una giovane barista alassina. L’episodio era avvenuto in via Leonardo Da Vinci: la ragazza era stata raggiunta alle spalle dall’uomo che l’aveva afferrata e colpita con un oggetto affilato (probabilmente un fondo di bottiglia) ferendola al collo e al braccio, prima di desistere dal suo intento.
Questa mattina Mohammed G., che era assistito dall’avvocato Graziano Aschero, si è presentato davanti al Collegio dei Giudici che, prima di accogliere la richiesta di patteggiamento, ha deciso di modificare il capo d’imputazione per il reato di violenza sessuale al quale è stata aggiunta l’aggravante dell’uso delle armi. Il marocchino ha quindi patteggiato tre anni di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, inoltre i giudici hanno disposto per lui l’espulsione dal territorio italiano.
Secondo quanto è stato ricostruito la giovane stava tornando a casa dopo una serata passata a lavorare, quando un’ombra era apparsa alle sue spalle: c’erano stati alcuni apprezzamenti pesanti e poi due braccia che l’avevano afferrata nel tentativo di trascinarla in un luogo più appartato per abusare di lei. A quel punto Mohammed G., che era noto frequentatore delle spiagge alassine come “vu cumprà”, l’aveva spinta in un angolo, aveva lottato con lei, l’aveva ferita (per la barista la prognosi era stata di 10 giorni), fino a quando, stupito della reazione decisa della ragazza e, disturbato dalle urla di alcuni cittadini che, nel frattempo, si erano sporti dalle finestre, si era dato alla fuga.
In pochi minuti i carabinieri erano arrivati in via Leonardo Da Vinci ed avevano rintracciato il trentenne che, visibilmente alterato dall’alcol, fuggiva a piedi lungo l’Aurelia in direzione Albenga. Il marocchino era già stato denunciato più volte per ricettazione, vendita di prodotti con marchio contraffatto, porto abusivo d’armi, stalking e per altri reati legati all’immigrazione clandestina nonché per spaccio di stupefacenti.
La vicenda del tentato stupro aveva fatto molto rumore nella città del Muretto: ne erano seguite molte polemiche sul tema sicurezza e sul razzismo. Dopo l’aggressione ai danni della figlia infatti la titolare del alassino aveva esposto un cartello nel quale c’era scritto: “Vietato l’ingresso ai marocchini”.
