Savona. “Una società immersa nel presente o proiettata nel futuro prossimo e mai rivolta al passato. Sempre e da sempre. Questo è stato uno dei caratteri della Rari che ho conosciuto, una delle sue forze, una delle sue debolezze”. Così Claudio Mistrangelo, in occasione dei 30 anni in serie A della Rari Nantes Savona, riassume lo spirito della società di cui ha sempre fatto parte.
“Pressata dal presente, nell’urgenza dell’immediato futuro la Rari ha operato accelerazioni, svolte, e ricostruzioni e, finora, quasi sempre positive, se non vincenti. Ma svolte, accelerazioni e ricostruzioni, come tutte le scelte, non sono solo positive, perché producono lacerazioni e ferite – spiega Mistrangelo -. Quest’anno contiamo i primi 30 anni di serie A e quasi non ce ne accorgevamo. Perché la Rari non si è mai voltata indietro. E’ stato, lo ripeto, uno dei suoi grandi pregi. E’ stato uno dei suoi grandi difetti, perché è una società che non sembra trovare nel suo dna la conoscenza del suo passato e meno che mai la riconoscenza verso chi è passato”.
“Senza storia non c’è identità e si è precari sempre – dichiara Mistrangelo -. Così in Rari non abbiamo un archivio storico, non conserviamo una cronaca scritta che ricordi i tanti protagonisti e neppure ospitiamo una bacheca che raccolga i trofei. Perché? Perché non si è saputo conciliare presente e passato? Un po’ perché i protagonisti della storia Rari, quelli di adesso, quelli di prima e quelli di prima ancora, erano e sono fatti così”.
“Molto – prosegue – perché abbiamo vissuto sempre da precari, da senzatetto: 40 anni senza una piscina regolare, sempre in equilibrio sul filo di una deroga o di una delibera, sempre obbligati a giocarci tutto nella stagione seguente. Ma ora una casa ce l’abbiamo. Ancora pagheremo i durissimi anni di Luceto che ci hanno portati vicini al collasso, ancora è lontana una ‘messa in regime’, ma una casa ce l’abbiamo”.
“In poco tempo se ne sono andati Pietro Bortoletto, Govanni Selis, Luigi Rolandi, Alberto Falco e Francesco Sciacero – ricorda Mistrangelo -. Protagonisti assoluti della storia della Rari, hanno retto la società in tempi diversi ma ugualmente difficili. Un pezzo della mia vita, forse il più bello, se n’è andato con loro”.
“E, allora, merita di scriverla questa storia – conclude, preannunciando la serie di interviste che sarà pubblicata sul sito della società savonese -. Non quella dei dati, dei palmares e delle statistiche, ma quella dei protagonisti, certamente soggettiva, viziata dalla trasfigurazione che spesso il ricordo comporta, turbata magari dalla sofferenza di un’esclusione, esaltata dall’onda dolce della memoria giovanile, merita di scriverla”.
