Cronaca

In aula parla l’ex dirigente comunale di Cairo a giudizio per concussione: processo verso la conclusione

Savona Tribunale

Savona. Per diverse ore, in aula, ha risposto alle domande del pubblico ministero Ubaldo Pelosi e dei legali di parte civile, gli avvocati Luigi Gallareto e Marco Barilati. Poi l’audizione di Enrico Flandi, 51 anni, l’architetto albisolese e responsabile dell’area tecnica del Comune di Cairo (ora sospeso dal servizio) finito a giudizio con l’accusa di concussione, è stata sospesa dal Collegio dei Giudici che hanno rinviato il processo al prossimo 22 maggio quando verrà terminato l’esame imputato (deve ancora rispondere alle domande formulate dal suo difensore, l’avvocato Rosanna Rebagliati) e inizierà la discussione.

Flandi è accusato di avere richiesto a tre ditte, in cambio di agevolazioni nell’assegnazione di appalti, l’esecuzione di lavori privati nella sua abitazione albisolese. In particolare, uno degli episodi che vengono contestati all’architetto è quello relativo alla ditta “Franco Prato”, che aveva vinto la gara per gli interventi relativi alla lottizzazione in località Peire, la quale ha svolto lavori per la pavimentazione della casa dell’archietto e per le rubinetterie e i sanitari (per importi di circa 40 mila euro).

Sempre secondo la Procura, altri “lavori privati” per il giardino dell’architetto, sono stati eseguiti dalla ditta florovivaistica “Marco Rossi”, anche in questo caso per diverse migliaia di euro. Un terzo episodio riguarda altri interventi di carattere elettrico da parte della “Electro Project”, nei confronti della quale l’imputato avrebbe esplicitamento chiesto l’acquisto di materiali per un costo di 2.160 euro.

Accuse che sono sempre state respinte dall’architetto che questa mattina ha risposto con precisione alle domande del pm e dei legali di parte civile. I quesiti rivolti a Flandi hanno toccato tutti gli episodi contestati al funzionario ed i suoi rapporti di lavoro con i titolari delle ditte che hanno svolto i lavori a casa sua. L’imputato ha negato di non aver voluto pagare i lavori svolti a casa sua: “A Prato consegnai anche un’acconto e, in un’altra occasione, chiesi a suo figlio di ricordare al padre di farmi avere il conto definitivo per gli interventi a casa mia”. All’architetto è anche stato chiesto di chiarire quale fosse il suo ruolo rispetto alla gestione ed assegnazione delle pratiche del Comune cairese finite nel mirino della Procura. Un argomento che era già stato toccato attraverso le audizioni dei testimoni di accusa e difesa.

Questa vicenda, oltre che l’accusa di concussione, aveva fatto finire sul banco degli imputati l’architetto anche per minacce a pubblico ufficiale. Accusa dalla quale, al termine del giudizio abbreviato, è stato assolto perché il fatto non sussite.