Albenga. “Siamo tornati a casa ma il cuore rimane a Benares”. Commenta così sulla bacheca di Facebook la madre di Tomaso Bruno, il ritorno ad Albenga insieme al marito dopo aver trascorso in India il periodo natalizio per far visita al figlio e incontrare i legali per fare il punto sulla lunga vicenda giudiziaria che va avanti ormai da quasi due anni.
“Tomaso fisicamente è moralmente sta bene – riferisce il padre, Euro Bruno – l’attesa snervante però lo sta logorando, vorrebbe che una la situazione si sblocchi al più presto in un senso o nell’altro perché rimanere ad aspettare ogni giorno è peggio”.
La decisione sulla libertà su cauzione in vista del processo d’Appello che doveva essere presa il 15 dicembre tarda infatti ad arrivare e a quasi un mese di distanza non si sa nemmeno quando verrà discussa.
“I nostri avvocati ci hanno riferito che il nuovo collegio nominato è oberato dal lavoro e che studia minuziosamente i casi prima di scrivere i provvedimenti, credo però che un mese non sia comunque giustificato” prosegue il padre di Tomaso.
Nel frattempo su Facebook il gruppo che sostiene l’albenganese, condannato all’ergastolo per la morte di Francesco Montis, sta pensando a nuove iniziative per mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sulla vicenda. Si parla di fare pressione sui media e organizzare gesti eclatanti che facciano parlare del caso.
“Anche loro come noi sono delusi e si aspettano risposte e come dice il nome dell’associazione fanno di tutto per alzare la voce” conclude il padre.
Tomaso Bruno insieme all’amica Elisabetta Boncompagni è rinchiuso nel carcere indiano di Varanasi da quasi due anni. I due ragazzi sono stati condannati all’ergastolo per la morte del loro amico Francesco Montis, trovato agonizzante nella camera d’albergo che i tre condividevano a Varanasi. Omicidio, è la tesi dell’accusa, mentre la difesa ha sempre sostenuto si sia trattato di morte per cause naturali.