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Violenza sessuale, via al processo per Gino Messina: sentiti i primi testimoni, subito scintille tra accusa e difesa

Gino Messina e Antonio Paparo

Savona. Sono state subito scintille. Questa mattina, in tribunale a Savona, si è aperto il giudizio immediato a carico di Gino Messina, il noto pierre alassino accusato di violenza sessuale nei confronti di una ragazza russa di 29 anni, e fin dalle prime battute non sono mancate le sorprese. A cominciare dall’eccezione presentata dal difensore dell’imputato, l’avvocato Antonio Paparo (nella foto insieme a Messina), che ha chiesto che venisse riconosciuta la nullità del decreto di citazione a giudizio nei confronti del suo assistito. Per la difesa infatti, dato che Gino Messina non è mai stato interrogato, non c’erano i presupposti per procedere con il rito immediato. Il Collegio dei giudici ha però respinto la domanda ritenendo che l’interrogatorio di garanzia (nel quale il pierre si era avvalso della facoltà di non rispondere) fosse sufficiente per giustificare il ricorso al giudizio immediato.

Dopo la pronuncia del Collegio è iniziato il secondo “round” della battaglia con la sfilata dei testimoni dell’accusa. Molte delle testimonianze si sono concentrate sulle telefonate che all’alba del primo di settembre 2010 (data nella quale si sarebbe consumata la violenza sessuale) sono partite dai telefoni cellulari dei protagonisti di questa vicenda: Gino Messina, la presunta vittima dello stupro, il fidanzato della ragazza e di un’amica di lei. Accusa e difesa si sono scontrati più volte sulla successione delle chiamate ed hanno voluto approfondire con i testimoni il contenuto di quelle conversazioni. Dai tabulati emerge che la presunta vittima prima di chiamare i carabinieri ha parlato con il suo fidanzato, un torinese, e con la sua amica e coinquilina. Ad entrambi lei avrebbe raccontato di essere stata vittima di uno stupro. Solo dopo quelle conversazioni avrebbe poi allertato il 112 mentre si trovava sul marciapiede ed era stata soccorsa da un passante.

I primi ad essere sentiti sono stati il Tenente Giorgio Guerrini ed il maresciallo Umberto Bona dei carabinieri di Alassio. I due militari infatti sono tra quelli che si sono occupati dell’indagine per i fatti contestati al pierre. Fatti che risalgono appunto al primo settembre 2010 quando, nel garage alassino di via Piani Romani di proprietà di “Gino la bomba” – per usare il nome con cui l’uomo è conosciuto negli ambienti della movida rivierasca –, la presunta vittima racconta di essere stata violentata. La giovane parla di uno stupro che sarebbe avvenuto al termine di una nottata di lavoro in un locale alassino. Ad avvalorare la sua tesi ci sono diversi graffi sul volto di Messina ed ecchimosi sulle braccia della ragazza: segni che però, secondo l’imputato, sarebbero semplicemente il frutto di una violenta reazione della 28enne, a seguito del rapporto intimo, causata dai sensi di colpa per aver tradito il proprio fidanzato.

Come emerge dalla deposizione del maresciallo Bona era stato lo stesso Messina, dopo aver visto la reazione della ragazza, a rivolgersi ai carabinieri per segnalare quello che era successo: il pierre aveva infatti riferito in caserma che, al termine del rapporto a suo dire consensuale, la giovane gli aveva detto “ti denuncio e dico che mi hai violentato”. Messina era quindi arrivato in caserma, con tanto di referto medico che indicava la presenza dei graffi al volto, per precisare questo aspetto ai militari, senza negare di aver avuto un rapporto con la sua accusatrice. Versione opposta era stata fornita invece dalla donna.

Dopo i due militari, sul banco dei testimoni hanno sfilato l’uomo che la mattina del primo settembre l’aveva soccorsa per strada, il fidanzato della ragazza e la sua amica. Tutti e tre hanno ripercorso in aula quello che è successo quella notte. Il soccorritore ha raccontato di aver visto la giovane mentre andava al lavoro (in un bar alassino) e di essersi fermato perché lei piangeva: “Lei mi raccontò che era stata violentata. Ma non mi disse da chi. Subito non voleva chiamare i carabinieri, ma poi dopo una telefonata in cui aveva insultato il suo interlocutore si decise a chiamarli”.

Il fidanzato della presunta vittima ha spiegato che fu la sua compagna a chiamarlo dicendogli che era stata violentata. A quella erano seguite altre chiamate nelle quali l’uomo ha cercato di capire di più su quanto successo: “Le ho chiesto cosa ci faceva in un garage alle 5 di mattina. Poi ero preoccupato e le ho domandato chi l’aveva violentata e lei mi ha fatto il nome di Gino Messina”. Infine è stata sentita l’amica e coinquilina della ragazza russa che ha confermato che quella notte, dopo il lavoro, la sua amica si allontanò con il pierre alassino intorno alle 5. Solo verso le 5,40 la chiamò dicendole di essere stata violentata.

Al termine delle audizioni è stato chiesto un rinvio per proseguire con le deposizioni dei testimoni. Il Collegio dei giudici ha quindi fissato la prossima udienza per il 13 giugno 2012. In quell’occasione saranno sentiti altri cinque testimoni (due dell’accusa e tre della difesa) e, se ci sarà tempo, si potrebbe già procedere con la discussione.