Albenga. Sei medici indagati per omidicio colposo. E’ arrivata a questa conclusione l’indagine, condotta dal pm Giovanni Battista Ferro, sulla morte di Luca Graziani, il papà di 33 anni albenganese stroncato nell’aprile scorso da una meningite fulminante di forma batterica. Il sostituto procuratore, che nei giorni scorsi ha notificato agli interessati il fine indagine, è convinto che da parte dei sanitari ci sia stata una condotta colposa che non avrebbe impedito la morte del paziente.
L’accusa di omicidio colposo ha raggiunto due medici del pronto soccorso di Albenga (Rita Gianatti, 47 anni, e Alessandra Franchi, di 38, che hanno assistito Graziani al momento dell’ingresso nel nosocomio ingauno), un medico di guardia (Angelo Franceschi, di 40), gli anestesisti di turno quella notte (Dolores Pagliara, di 45, e Giampiero Francese, di 53) ed il direttore del dipartimento emergenza (Alfredo Azzarello, di 62). Per il pm i medici avrebbero dovuto rendersi conto della patologia che aveva colpito il trentenne albenganese. Dalle perizie è emerso infatti che, dagli approfondimenti clinici effettuati su Graziani, poteva essere fatta una diagnosi corretta già nelle prime ore dopo il ricovero: gli esami del sangue evidenziavano un aumento della leucocitosi neutrofila e delle glicemia, il paziente aveva problemi al seno mascellare destro e la tac aveva evidenziato un marcatissimo edema cerebrale. Tutti segnali che avrebbero dovuto far pensare alla meningite.
La Procura contesta anche ai medici di non aver eseguito la “rachicentesi”, ovvero una anche puntura lombare per poter estrarre il liquido cefalorachidiano (contenuto nel canale midollare della colonna vertebrale), un esame che avrebbe tolto ogni dubbio sulle condizioni di Graziani. Solo al Santa Corona, dove il paziente venne trasferito su richiesta del padre, i medici avevano centrato la diagnosi ed iniziato la terapia corretta, ma ormai era tardi.
Quella del trentenne era stata una vera e propria odissea: alle 18,30 del 19 aprile arrivò al pronto soccorso dell’ospedale di Albengae solo alle 12,30 del giorno dopo, quando venne trasferito al Santa Corona, iniziò la terapia. Poi il 22 aprile Graziani era deceduto. Da subito la famiglia del paziente denunciò che in tutte le ore in cui Graziani era rimasto nel nosocomio albenganese non era stato sottoposto a cure specifiche per la sua patologia. A breve il sostituto procuratore Ferro inoltrerà al gip la sua richiesta di rinvio a giudizio. Nel frattempo i medici potranno chiedere di essere ascoltati oppure presentare delle memorie al magistrato.