Albenga. No alla privatizzazione del Santa Maria di Misericordia. Il rifiuto secco arriva dalla lista civica “Albenga è” i cui componenti si dichiarano preoccupati di fronte ad un’ipotesi ventilata da più fronti.
“Non siamo ciechi di fronte alla crisi economica che coinvolge la sanità ligure – si legge in una nota del movimento civico – Comprendiamo, con il senso di responsabilità che ci distingue, i tagli e le misure di riequilibrio del bilancio ormai indispensabili ed imprescindibili, ma il nostro gruppo ritiene che nulla possa giustificare una vana e illusoria scelta, quale per l’appunto una privatizzazione strisciante, che priverebbe il bacino demografico ingauno e limitrofo, quindi oltre 60.000 persone senza contare le presenza turistiche del periodo estivo, di un ospedale pubblico”.
“Ormai la programmazione sanitaria la si fa in stanze sempre più nascoste e la si attua con metodi che fanno largo uso strumentale dei media – si legge ancora – Qual è la tecnica per sdoganare una misura strutturale violenta e irreversibile, tale quale sarebbe la perdita di un ospedale pubblico, svendendolo ai privati? E’ quella di mandare avanti qualcuno, prima, per tastare il terreno e far quindi apparire lecita ed indispensabile anche una cosa grave come questa. Le anticipazioni giornalistiche locali, le voci di corridoio, addirittura 4 pagine di articolo sull’Espresso del 29 settembre, le dichiarazioni di qualche esponente politico di primo e secondo piano, le recenti dichiarazioni di consiglieri e assessori regionali: si assiste da diverse settimane ad uno stillicidio di notizie di stampa che ci auguriamo non abbiano l’inconfessabile ultimo fine di far ‘digerire’ poco a poco alla popolazione una misura, per noi inadeguata e deleteria, come quella di affidare la sanità pubblica di Albenga in toto al settore privato”.
“In tutto questo, in perfetto stile bipartisan, le forze politiche caldeggiano ognuna la propria soluzione il cui unico risultato finale sarebbe la chiusura dell’ospedale pubblico di Albenga.
Le recenti dichiarazioni del 18 ottobre sui media ci annunciano che per il momento l’ospedale di Albenga subirà la chiusura del reparto di Ortopedia e forse un ridimensionamento di altri reparti mentre il sindaco Guarnieri, sugli organi di stampa dichiara che ‘..quanto ci è stato tolto però ci viene ridato sotto forma di eccellenza’ oppure che ‘il piano poteva prevedere per quanto riguarda il nostro ospedale un futuro migliore, però anche peggiore..’ consolandosi che in cambio della chiusura del reparto di ortopedia ci abbiano dato un reparto di arto-protesi privato! La stessa sibillina e poco espressiva dichiarazione che abbiamo udito nel momento in cui si decise di sfruttare la struttura pubblica ingauna per ospitare chirurghi privati di una società all’uopo”.
“Di contro constatiamo un ‘assordante’ silenzio da parte di una parte del Pd locale affiancato alla notevolissima iperattività del Pd loanese e regionale tutto. Le dichiarazioni sulla stampa online del consigliere Nino Miceli e del suo segretario Provinciale, paiono sufficientemente chiare circa la volontà dell’apparato del Pd, sulle sorti della sanità pubblica del ponente.
Da una parte infatti lo scenario sanitario che la sinistra savonese caldeggia è quello di un solo ospedale in Provincia, forse da realizzarsi a Quiliano, scippando il nosocomio pietrese e mercificando quello ingauno. Dal lato ‘loanese’ specularmene affermano una presunta necessità di dover metter mano alla situazione dei due ospedali troppo vicini. Cioè dicono senza troppi complimenti che uno dei due ospedali dovrebbe sparire. Tutto questo mentre il Centro Destra dopo brevi e scarne difese di ufficio tace”.
“Se analizziamo la situazione anche volendo praticare un’operazione ardita e iniqua, che socialmente si rivelerebbe essere disastrosa, cioè di di soppressione finale del nosocomio, i costi che si potrebbero tagliare in realtà non ci sarebbero – precisano i componenti di “Albenga è” – Ciò in quanto, oggi, la struttura di costi puri per il mantenimento (energetici e idrici) sommano importi (attorno ai 500.000 € annui) che paragonati all’esborso dovuto alla retta (7 milioni di € annui) da corrispondere ai privati del reparto di arto-protesi in fase di attivazione sono ridicoli. Infatti, il costo del personale che dovrebbe essere trasferito rimarrebbe identico, così come tutti gli altri costi dovuto all’attività sanitaria che, ovviamente, sarebbe erogata da altra struttura (Pietra Ligure). Quindi a chi giova un’operazione simile? Perché urge metter mano alla sanità del ponente? Per via della vicinanza dei due ospedali? Quale vogliono far fuori? Quello di Pietra Ligure per scippare il DEA di 2 livello o quello più piccolo ingauno che fa tanto gola al business della Sanità Privata che si troverebbe a gestire un meraviglioso ospedale nuovo e strutturalmente efficiente?”.
“Se il piano è quello di scippare Santa Corona e mercificare Albenga, il gruppo ‘AlbengaE’’ si pone avverso questo piano che pare volere un solo ospedale provinciale. Noi sosteniamo la necessità di analizzare la situazione senza ‘secondi fini’ che sono ormai sempre più evidenti. Probabilmente si scoprirebbe facilmente che la semplice vera integrazione tra i due nosocomi, tale da abbattere gli sprechi ed eliminare tutt i doppioni, diversificando e integrando come un unico ospedale, potrebbe servire a gestire con notevoli risparmi due grossi bacini di popolazione che non meritano la privazione di servizi pubblici inevitabilmente causata da una soluzione calata dall’alto”, conclude la nota.