Economia

“Mobility Day” contro i tagli al trasporto pubblico, pendolari: “Rischiamo di rimanere a piedi”

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Liguria. “Mobility Day” contro i tagli al trasporto pubblico locale e i pendolari alzano la voce. Al loro fianco le associazioni di categoria, scese in piazza per manifestare contro decisioni che rischiano di lasciare letteralmente “a piedi” coloro che tutti i giorni si affidano al trasporto su rotaia per i loro spostamenti.

“La nostra missione, insieme ad altre associazioni di consumatori, è quella di dire con forza che se il Governo ci lascia a piedi, la Regione non deve togliersi le scarpe. E’ vero che deve affrontare tagli gravissimi, ma crediamo che le risorse non vadano tolte ai servizi essenziali, bensì agli sprechi – spiega Furio Truzzi, presidente Assoutenti – Le soluzioni si possono trovare, ad esempio avere un’unica azienda regionale, prendere i soldi dove ci sono e non sono stati mai toccati, aumentare la lotta all’evasione fiscale, ma anche le concessioni autostradali, che sono lucrosissime ed è compito dello Stato far sì che questi soldi vadano a sostenere il trasporto pubblico. Non si può scaricare sui pendolari un taglio di quasi il 70% delle risorse”.

Le associazioni sono più che mai combattive. “Siamo ancora una volta in piazza per fare in modo che la gente prenda coscienza sulla gravità della situazione – dichiara Emanuele Guastavino, presidente Adoc Liguria – Lo avevamo detto l’anno scorso con i primi effetti della finanziaria, quando avevamo dato vita all’iniziativa della Croce Rossa sugli autobus che sarebbero scomparsi, ma la gente non aveva creduto al fatto che la situazione sarebbe precipitata. Invece è successo e dal prossimo gennaio il 50% dei treni verrà soppresso. Bisogna mobilitarsi”.

“Serve un’azienda unica del trasporto pubblico regionale che, tramite una sola regia, permetta una maggiore integrazione fra le modalità di trasposto e quindi l’abbattimento dei costi – dichiara Stefano Salvetti, presidente Adiconsum – La cosa assurda è quanto emerso quando Martinetto, il nuovo presidente di Amt, ha aperto i libri dell’azienda, mettendo in luce una situazione nauseabonda. Noi, se sarà il caso, ci costituiremo parte civile perché bisogna stabilizzare l’azienda, salvare i posti di lavoro, e bloccare l’aumento delle tariffe. La protesta è comunque principalmente contro il Governo perché sta facendo mancare 70 milioni di euro a un servizio fondamentale. Per quanto riguarda le tariffe, invece, basta con gli aumenti o i pendolari rischieranno di dover andare al lavoro a piedi”.

Intanto lo striscione pensato dai pendolari parla da solo. “Il governo ci lascia a piedi. Regione, province e comuni, ci lasceranno senza scarpe?”. I pendolari stamane a Brignole hanno manifestato così: a piedi nudi.

“Hanno annunciato che dal 1 gennaio il 50% dei treni regionali sparirà”, denuncia Carlo Palmieri, portavoce del Comitato Pendolari della Liguria. “Per il restante 50% è previsto l’aumento del prezzo degli abbonamenti del 40%. Ci prendono in giro : ci dicono che dobbiamo adeguare i nostri abbonamenti agli standard europei, peccato che in Francia o in Germania i treni sono migliori dei nostri e soprattutto gli tipendi sono più alti. Oggi siamo qui, a piedi scalzi, per dire che i pendolari genovesi e i liguri ci sono e sono anche molto indignati e arrabbiati”.

“E’ sempre più dura: ho dovuto sostenere un aumento di 7 euro al mese. Ogni giorno vengo a Genova da Ronco, ma non ho avuto servizi in più. I treni sono sempre in ritardo, sono sempre sporchi”, spiega una pendolare ligure. “A cosa servono soldi pagati in più? Non abbiamo neanche una stazione che ci permetta di fare il biglietto: e la macchinetta non funziona mai”.

“I treni sono sempre più corti, la gente che li utilizza è sempre di più, siamo sempre in difficoltà, ogni giorno dobbiamo affrontare viaggi sempre più scomodi”, denuncia un altro pendolare. “Ogni giorno arrivo a Genova da Santa Margherita, un viaggio che normalmente dura mezzora, a volte ci mettiamo invece 50 minuti. Spendo ogni mese 49 euro per una tratta di 30km: per il servizio che abbiamo è sicuramente troppo”.