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Savona, la Diocesi sfratta Zanardi e lui attacca: “Ho sempre versato quanto dovevo, è una vendetta”

Francesco Zanardi

Savona. Lo sfratto. E’ questo l’ultimo capitolo che si aggiunge nella storia della “guerra” tra Francesco Zanardi, presidente dell’associazione Abuso e uno dei più agguerriti attivisti in Italia contro gli abusi sui minori commessi da sacerdoti, e la Diocesi di Savona. Zanardi, che vive in via dei Cambiaso a Savona, in un appartamento di proprietà della Curia, ieri mattina ha ricevuto infatti un’ingiunzione di sfratto: “Ho ricevuto l’ingiunzione in cui mi si chiedono 8.400 euro di affitto arretrato e oltre 1.250 euro di spese condominiali. Ma le cose non stanno così e ho già girato tutta la documentazione al mio avvocato”.

La vicenda di Zanardi si intreccia con quella di don Carlo Rebagliati, per 25 anni economo della diocesi di Savona, poi testimone d’accusa nell’inchiesta savonese contro i preti pedofili, “per questo confinato nella parrocchia di Noli e poi allontanato anche da li”, afferma Zanardi. “Rebagliati a un certo punto ha tentato di aiutarmi proprio per il mio passato segnato dagli abusi, visto che era parroco a Spotorno al tempo in cui li subii. Grazie a lui, ho lavorato 12 anni per la curia con la ditta di impiantistica di cui ero proprietario. Nel 2005 fu lo stesso Rebagliati a indicarmi l’appartamento, situato in via Dei Cambiaso a Savona. La casa – racconta Zanardi – era tutta da ristrutturare. Per metterla a posto ci spesi circa 55mila euro. E’ stato stipulato un regolare contratto d’affitto in data 1 gennaio 2005, con un canone di 330 euro. Ma l’accordo verbale con Rebagliati è che saremmo andati a compensazione, fino a che fossi rientrato delle spese sostenute”.

“Io, in realtà, dopo un primo anno gratis – sostiene Zanardi – ho pagato comunque il canone per tre anni buoni e ho le regolari ricevute. Nel maggio 2009, in concomitanza con l’avvio delle indagini della magistratura di Savona sui casi di pedofilia, ho ricevuto la visita del vicario del vescovo, che mi proponeva di sospendere l’affitto, andando a compensazione delle spese sostenute per la ristrutturazione. Mi assicurò che nessuno tentava di ‘comprarmi’, ma che il vescovo riteneva giusto procedere in questo modo. Di fatto ho accettato, ma oggi ho ricevuto l’ingiunzione”.

Per Zanardi, però, è quanto meno “sospetto” che tutto questo avvenga “a pochi giorni da un esposto conoscitivo, corredato di documentazione audio, che ho consegnato alla procura di Cremona sull’ex vescovo di Savona ora a Cremona, mons. Lanfranconi”, il quale secondo Zanardi avrebbe “coperto sacerdoti pedofili consentendogli di aprire comunità di pedofili”. E che avvenga dopo l’annuncio di una manifestazione a Roma il 20 settembre e di un ‘pellegrinaggio’ a piedi lungo l’Aurelia da Savona alla Santa Sede. Zanardi ha anche scritto una lettera al Papa per richiamare l’attenzione di Benedetto XVI sulla piaga della pedofilia nella Chiesa e per denunciare che “per quanto posso constatare, le linee guida anti-pedofilia promosse dalla chiesa non trovano ancora applicazione”.

Nel frattempo dalla Curia savonese sarebbero già arrivate delle smentite alle parole-accuse di Zanardi, ma il presidente dell’Abuso rilancia: “Quali menzogne? Sono in grado di dimostrare ‘registrazioni alla mano’ l’accodo verbale del maggio 2009, e tengo ad aggiungere a dimostrazione della malafede del presule, che dal maggio 2009 ad oggi non ho mai ricevuto comunicazione alcuna da parte della Diocesi di Savona, dove mi si chiedesse quello che disonestamente e in modo veramente poco cattolico, ora viene fatto passare per ‘maltolto’. Oggi stesso scriverò nuovamente al Santo Padre, questo ennesimo gesto intimidatorio, ulteriore prova che nella Diocesi di Savona-Noli non viene applicata alcuna direttiva di quelle imposte dalla Santa Sede. Avevo già descritto superficialmente nella mia lettera aperta, la drammatica situazione savonese” precisa Zanardi che aggiunge: “Sarà informato anche il presidente della CEI, Sua Eminenza Cardinal Angelo Bagnasco”.