Cronaca

Italiana Coke, operaio travolto e ucciso da pala meccanica. Morte simile a quella di tre anni fa

Cairo M. Il 24 gennaio del 2008 era accaduto a Giancarlo Garabello, 45 anni, morto per una tragica fatalità, schiacciato da un macchinario messo in moto da un collega che, in quel momento, non poteva vederlo. Oggi, a distanza di tre anni, un’altra morte, del tutto simile, con un operaio travolto dalle pale meccaniche manovrate da un altro lavoratore. Il teatro di questi incidenti è sempre lo stesso: l’Italiana Coke di Bragno, alle prese con un nuovo infortunio sul lavoro, ad appena due mesi dall’ultimo evento che ha visto un elettricista 31enne precipitare da una grata per cinque metri, per fortuna ferendosi soltanto.

La vittima di oggi si chiama Santino Barberis, 61 anni, residente a Prunetto, in provincia di Cuneo. Anch’egli, come Garabello, dipendente di una ditta esterna (Sicim) che si occupava di realizzare alcuni lavori all’interno dello stabilimento valbormidese. Barbero stava spostandosi all’interno dell’area quando è stato travolto da una pala operatrice che stava trasportando del materiale e che era manovrata da un collega, Sandro Maggese di Carcare, dipendente anch’egli da una ditta esterna ma diversa da quella della vittima, la Bagnasco. Barberis sarebbe morto sul colpo, mentre l’operaio coinvolto nell’incidente è in stato di shock.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Cairo Montenotte che, come riferisce il Maresciallo Chiarlone, non hanno rilevato responsabilità di terzi e parlano di una tragica fatalità. Con loro, anche gli Ispettori dell’Asl per gli accertamenti del caso e per verificare che siano state adottate tutte le misure di sicurezza del caso.

La vicenda giudiziaria per la morte di Garabello si è conclusa con un’assoluzione, quella di Giancarlo Bruni, dirigente e responsabile della sicurezza all’interno dello stabilimento di Bragno, “perché il fatto non sussiste”; per l’incidente di due mesi fa, sono invece 5 gli indagati per lesioni colpose: tra questi, ci sono il direttore del cantiere, chi materialmente ha aperto la grata da cui l’uomo è precipitato e il datore di lavoro. Ora si vedrà quali saranno le decisioni relative a questa disgrazia.