Liguria. Investe anche la regione Liguria l’allarme usura da Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani, che con Lo Sportello Antiusura monitora costantemente il fenomeno del sovra indebitamento delle famiglie e delle piccole imprese in Italia, che saranno pubblicati su Contribuenti.it Magazine.
“In Italia nel 2011 sono a rischio d’usura 2.410.000 famiglie e 2.260.000 piccoli imprenditori – afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it -. Il debito medio delle famiglie italiane ha raggiunto la cifra di 36.900 euro, mentre quello dei piccoli imprenditori ha raggiunto il tetto dei 55.400 euro”.
“Al primo posto delle regioni maggiormente esposte all’usura c’è la Liguria, con Valle d’Aosta, Sardegna, Toscana, Sicilia, Lombardia, Piemonte, Abruzzo, Puglia, Emilia Romagna, Calabria, Veneto, Lazio, Liguria, Friuli V-Giulia, Umbria, Trentino-A.Adige, Basilicata, Marche e Molise. “La crisi economica, l’aggressione al patrimonio familiare da parte delle esattorie, il proliferare del pagamento delle tasse a rate, la impossibilità di accesso al credito bancario, la crescita dei giochi d’azzardo legalizzati e il boom delle carte di credito revolving, con tassi di oltre il 20%
“La poca propensione alla elargizione del credito associata a commissioni insopportabili applicate dalle banche e dalle esattorie, si sta registrando una aggressione al patrimonio familiare da parte del fisco, sia direttamente mediante la riscossione coattiva e tassazione straordinaria, che indirettamente attraverso l’uso spregiudicato dei giochi d’azzardo legalizzati, costringe numerose famiglie monoreddito a richiedere prestiti”.
Contribuenti.it chiede urgentemente al governo di “sospendere la riscossione delle imposte nei confronti di tutti coloro che sono assistiti dalle Fondazioni Antiusura e di quelli che hanno perso di recente il posto di lavoro, di bloccare il gioco di azzardo legalizzato in tutti i luoghi pubblici e, soprattutto, di riformare urgentemente il fisco, accorpando la funzione di accertamento e riscossione in testa ad un unico soggetto pubblico, che si qualifichi per trasparenza equità ed imparzialità, abbandonando per sempre la logica del profitto”.