Tovo San Giacomo dovrebbe scampare all’accorpamento degli enti prescritto dalla manovra “lacrime e sangue” di Tremonti, perché la fusione riguarderebbe i Comuni sotto i mille abitanti, mentre Tovo appunto ne ha quasi 2600. Tuttavia per il sindaco Alessandro Oddo, che rappresenta un paese tipico dell’entroterra con le sue problematiche, il provvedimento governativo è “di dubbia utilità”.
“Non riesco a trovare grandissimi risparmi economici nell’accorpare i Comuni di piccole dimensioni: il costo dei gettoni di presenza dei consiglieri e le indennità degli amministratori, forse qualche economia in scala nella gestione degli uffici, a meno che non si voglia intervenire sull’erogazione dei servizi ed allora, più che un risparmio, il tutto si tradurrebbe in un gravissimo disagio per i cittadini” osserva Oddo.
“Rammento che tutti i Comuni interessati da questa ‘riforma’ si trovano, nella provincia di Savona, nell’entroterra e dunque i loro cittadini soffrono già di una carenza di servizi, per la lontananza dalle principali vie di comunicazione, dalla carenza di fondi, ecc., che verrebbe indubbiamente aggravata dalla soppressione degli enti che, ad oggi, sono gli unici erogatori di servizi per questi luoghi” prosegue il primo cittadino tovese.
“In secondo luogo – aggiunge – trovo sconcertante che una ristrutturazione così importante di elementi dello Stato italiano venga fatta all’interno di una manovra di assoluta emergenza come quella varata venerdì sera e non all’interno di un’apposita legge nata dalla concertazione e dalla condivisione degli obiettivi. La saggezza popolare dice che le cose fatte in fretta e soprattutto quando queste non sono affatto condivise, non portano da nessuna parte e creano solo malcontento”.