Cronaca

Tomaso, in attesa di un lunedì “cruciale”: si decide sul ricorso in appello

Tomaso Bruno Elisabetta Boncompagni

I coniugi Bruno conoscono ormai bene i meccanismi della giustizia (o ingiustizia?) indiana. Non c’è dunque spazio per illusioni nè incertezze: quella di domani, nel tribunale di Varanasi, sarà una giornata cruciale per decidere il futuro di loro figlio, Tomaso, e della sua amica Elisabetta – condannati all’ergastolo per la morte del loro compagno di viaggio, Francesco Montis, durante un soggiorno nella cittadina che si trova a 700 km dalla capitale Nuova Delhi – e pensano di conoscere già il finale.

“Credo che il giudice dovrà accettare il ricorso in appello, che mi pare un atto dovuto. Per ciò che concerne l’istanza di libertà su cauzione è quasi ovvio che venga respinta – dice il papà del ragazzo albenganese – A noi comunque serve per un motivo tecnico visto che, stando a quanto dicono gli avvocati, questo ci permetterà di rivolgerci alla Suprema Corte per chiedere un processo più rapido”.

E’ dal 7 febbraio del 2010 che Tomaso ed Elisabetta sono rinchiusi nel carcere di Varanasi. Tre giorni prima, il loro amico e compagno di viaggio Francesco Montis, era stato trovato agonizzante nella camera dell’hotel “Buddha” che i tre condividevano nella periferia della città per poi morire dopo una disperata corsa in ospedale. Le indagini da parte del vicecommissario Sageer Ahmad scattano immediatamente e, a seguito di un’autopsia giudicata da molti frettolosa ma che, secondo l’accusa, avrebbe rivelato segni di colluttazione (sei lividi sul collo, per la precisione), i due ragazzi, lui albenganese e lei torinese, vengono arrestati con l’accusa di omicidio. Tra i tre, dicono gli inquirenti, c’era un torbido triangolo amoroso che Francesco, ad un certo punto, non avrebbe più sostenuto: di qui il presunto assassinio e il movente passionale.

A nulla sono servite le prove e i testimoni portati dalla difesa nel corso del processo: lo scorso 23 luglio i due giovani sono stati condannati all’ergastolo tra lo sconcerto dei familiari e degli amici. “Siamo fermamente convinti che Tom e Eli siano innocenti – dice la mamma di Tomaso – Al tempo stesso auspichiamo anche l’intervento della diplomazia italiana perché i nostri ragazzi possano tornare presto in Italia”. Ogni domenica gli avvocati vanno a trovare i due giovani in carcere. “Sono forti e determinati – conclude Luigi Euro Bruno – L’importante è non mollare”.