La manovra finanziaria imposta dal governo continua ad individuare nel settore della conoscenza e della formazione (scuola, università e ricerca) il terreno per realizzare economie e risparmi e, contemporaneamente, scelte classiste.
Al di là del significato ideologico di tali scelte, è opportuno sottolinearne la contraddittorietà nei confronti della dichiarata volontà di voler fronteggiare la crisi economica; abbiamo visto infatti come in altri Paesi, che spesso vengono citati ad esempio, le spese per le politiche formative siano state mantenute intatte e, in alcuni casi, incrementate, con la piena consapevolezza che la conoscenza arricchisce il capitale umano e il capitale sociale di un Paese.
In modo particolare l’art. 19 della legge di conversione del D.L. 98 del 6 luglio 2011 delinea una serie di interventi sul settore della conoscenza che non potranno che avere ricadute negative sia sull’utenza, sia sui lavoratori della scuola. Ne citiamo solo alcuni:
– Una nuova organizzazione territoriale che comporta l’accorpamento delle istituzioni scolastiche (dalla Scuola dell’infanzia fino alla terza media) in cosiddetti “Istituti Comprensivi” per i quali è previsto un numero di alunni non inferiore a mille. È evidente come una tale misura tenderà ad aumentare le componenti di complessità di queste istituzioni, già depauperate di risorse finanziarie ed umane, con grave danno per la qualità dell’offerta formativa.
– L’ennesimo intervento sui disabili che prefigura, di fatto ed implicitamente, la sparizione degli insegnanti di sostegno, nel momento in cui si prevede che tutti i docenti in servizio dovranno sottoporsi ad una specifica formazione relativa all’inserimento e all’integrazione degli alunni disabili.
– L’operazione attraverso la quale tutto il personale scolastico certificato come “inidoneo” allo svolgimento delle mansioni per le quali era stato assunto, verrà convogliato nel profilo professionale degli Assistenti amministrativi o tecnici, a prescindere dalle condizioni di salute, dai vissuti professionali e dalle competenze.
Sinistra Ecologia Libertà ritiene che queste misure siano inaccettabili in quanto gravemente lesive dei diritti degli utenti e dei lavoratori della scuola. In particolare per quanto concerne l’ipotesi di razionalizzazione territoriale della rete scolastica è necessario ricordare che essa è, in fase esecutiva, competenza delle Regioni a conclusione di consultazioni dei soggetti interessati e della raccolta dei piani prospettati dalle Province, sentiti i Comuni. L’art. 19 indica il primo termine temporale “a decorrere dall’anno scolastico 2011-2012”; pare ovvio, almeno per gli addetti ai lavori, che tale decorrenza non possa essere rispettata, considerati i tempi per le consultazioni e la complessità amministrativa e contabile dell’operazione ipotizzata che, peraltro, non può che prevedere una inevitabile destrutturazione di quanto già “razionalizzato” in tempi recenti.
Per tutte queste ragioni riteniamo che sia indispensabile uno sforzo partecipativo di tutti i soggetti interessati: utenti, operatori, organi scolastici collegiali, organi dell’amministrazione scolastica periferica, enti locali, agenzie formative presenti sul territorio, organizzazioni sindacali e forze sociali. La concertazione auspicata, sia pur in un contesto normativo profondamente ingiusto, potrà limitare i danni ed offrire alle comunità locali un’occasione per la coesione e per il confronto su un tema così importante per la nostra società.
Coordinamento provinciale
Sinistra Ecologia Libertà