Albenga. Ha riaperto i battenti il chiosco di Beppe, il paninaro di piazza Petrarca, ad Albenga, che alcuni mesi fa aveva visto andare in fumo la sua struttura a causa di un attentato incendiario. In cenere gli anni di sacrifici e la prospettiva di proseguire quello che era, oltre al mestiere, una passione, che adesso però rinasce. Giuseppe “Beppe” Zerlotin ha riavviato da stasera la sua tradizionale attività nella zona del centro ingauno, grazie al ripristino del locale reso possibile da una sottoscrizione pubblica nata dall’appello di Antonio Ricci.
La spinta popolare e la solidarietà hanno aiutato Beppe, 68 anni, veneto d’origine, a rimettersi in sesto e a ripartire con il lavoro. “Ringrazio di cuore tutti i cittadini per la solidarietà che mi hanno dato, in particolar modo Antonio Ricci perché con la sua voce ha dato attenzione alla mia situazione, e così ringrazio i Fieui di caruggi insieme a coloro che mi hanno sostenuto. Il ringraziamento va anche alla ‘squadra’ di galeotti che mi hanno regalato gli infissi” dice Zerlotin.
Alcuni detenuti del carcere di Sanremo, infatti, hanno donato all’esercente i serramenti in alluminio. Tra questi spiccano Paolo Leoni, condannato all’ergastolo perché ritenuto capo delle Bestie di Satana, e Alessio Conti, a cui i giudici hanno inflitto ventitre anni e mezzo di reclusione per l’assassinio di Daniele Carelli, gruista di Vado, ucciso il 1 maggio 2005 a Savona.
“Non mi sarei mai aspettato un solidarietà così ampia – continua Zerlotin – Il chiosco di Beppe è una istituzione e Albenga l’ha dimostrato. Purtroppo dobbiamo accontentarci dell’orario che il sindaco ci impone, quindi spero proprio che queste limitazioni cambieranno, in quanto l’orario sino all’una di notte mi penalizza”.
“Ti vogliamo tutti bene, mi ha detto oggi Ricci, e mi ha commosso – conclude il paninaro ingauno d’elezione – Ho ricevuto non solo aiuto economico, ma anche morale. Mi hanno dato la forza di andare avanti, di guardare al futuro. Mi hanno regalato l’energia per riaprire e posso farlo da oggi con un aiuto, con una persona vicino, vista anche la mia età”.
Resta ancora ignoto l’autore del gesto incendiario che aveva mandato in cenere il chiosco. Un marocchino irregolare, Abdellah Maait, unico indagato per l’incendio, è stato scarcerato a metà luglio per mancanza di prove.