Savona. Addio all’amministrazione di Palazzo Nervi e a quella di 30 Comuni (su 69) del territorio provinciale savonese. Sarà questo lo scenario nella Provincia di Savona se la manovra anticrisi varata ieri sera dal Governo non subirà variazioni. Nel pacchetto approvato dal Consiglio dei Ministri infatti, tra i vari provvedimenti, è prevista l’abolizione delle province con meno di 300 mila abitanti: Savona che oggi è a quota 287 mila è quindi candidata ad essere soppressa. Una cancellazione che comunque scatterebbe solo a partire dalla fine dell’attuale mandato e dopo la verifica del censimento del 2012.
Ma Savona non sarebbe l’unica “testa” a saltare: in Liguria infatti sparirebbero bene 3 province su quattro, Imperia, Savona e La Spezia. Un taglio netto, che risparmierebbe soltanto Genova, contro il quale la difesa dell’ente è bipartisan. “Se il taglio è pensato per risparmiare è un passo ridicolo, la strada sbagliata per riuscire davvero a contenere i costi come ci impone l’attuale crisi economica mondiale” osserva il numero uno di Palazzo Nervi Angelo Vaccarezza che però aggiunge: “Se l’intenzione del governo è invece quella di avviare una profonda razionalizzazione della burocrazia nazionale. Solo in questo caso, nel caso in cui il governo voglia fare la ‘rivoluzione’ e intenda partire dalle province, allora dico che si tratta di una mossa condivisibile”.
Non solo la Provincia è a rischio soppressione nel Savonese: se la manovra, che prevede l’obbligo di “accorpamento” dei Comuni sotto i mille abitanti, sarà confermata sul nostro territorio spariranno anche trenta piccoli municipi (Giustenice, Pallare, Orco Feglino, Piana Crixia, Magliolo, Stellanello, Murialdo, Pontinvrea, Vezzi, Urbe, Casanova, Roccavignale, Bardineto, Plodio, Arnasco, Balestrino, Rialto, Mioglia, Osiglia, Giusvalla, Bormida, Vendone, Zuccarello, Castelbianco, Erli, Onzo, Nasino, Testico, Castelvecchio e Massimino), soprattutto nelle zone di montagna e nell’entroterra dove i sindaci dovranno fare anche da assessori.
Da Nord a Sud, da destra a sinistra, comunque, le critiche sulla manovra anticrisi del Governo non sono state risparmiate: sconcertante, iniqua e depressiva. Sono questi solo alcuni degli aggettivi usati da Regioni, Comuni e Province per commentare il nuovo pacchetto di tagli prospettato dal Governo oggi a Palazzo Chigi.
L’idea del governo – prospettata ieri dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti di fronte a una nutrita rappresentanza di ministri e di esponenti delle Regioni, Comuni e Province – contempla un taglio di 6 miliardi per il 2012 e di 3 miliardi nel 2013. Che si traducono nello specifico in -1,7 miliardi ai Comuni, -0,7 alle Province, -1,6 alle Regioni a statuto ordinario e -2 a quelle a statuto speciale. Timori per la coesione sociale li esprime il presidente della Conferenza delle regioni Vasco Errani. “Chiediamo un cambio vero della Manovra per garantire maggiore qualità ed equità. Siamo fortemente preoccupati per la sanità, le politiche sociali, il trasporto pubblico locale e temiamo – ha detto in una nota – per la coesione sociale del Paese”