Economia

Lo sciopero indetto dalla Cgil incassa l’adesione della Confederazione Consumatori Utenti

sciopero cgil

Allo sciopero generale indetto dalla Cgil per martedì 6 settembre aderirà anche la Confederazione Consumatori Utenti che coordina le attività di Sunia/Apu e Federconsumatori.

“Uno sciopero contro questa manovra finanziaria che colpisce drammaticamente in particolare le politiche relative allo stato sociale – dichiara Antonio Molari, presidente della Confederazione Consumatori Utenti di Genova -. Il documento prodotto dalla Federconsumatori e da Adusbef nazionali dimostra che un’altra manovra è possibile facendo pagare il giusto a speculatori e a evasori e allenta quella morsa che continua a stringersi nei confronti dei soliti noti”.

“Noi crediamo fermamente – prosegue – che i cittadini consumatori/utenti debbano utilizzare questa opportunità per manifestare la propria contrarietà a questi disegni del Governo opprimenti e stucchevoli. Ricordandoci dei tagli ed alle difficoltà che hanno creato nell’anno in corso, pensiamo al disastro che dovremmo affrontare negli anni futuri. Per questo è necessario essere protagonisti e scendere in piazza per determinare attraverso la protesta un cambiamento di direzione alle scelte del Governo”.

Contro la manovra, Movimento Consumatori, Federconsumatori, Adusbef e Cittadinanzattiva mettono l’accento sulla necessità di agire su alcuni punti, veri e propri “nodi” da sciogliere per far fronte all’attuale situazione di emergenza in cui si trova il Paese.

In primo luogo, una “lotta all’evasione fiscale con provvedimenti immediati e concreti come misure anti-evasione e tracciabilità dei pagamenti, e non fittizi come quelli previsti dal Governo. Il recupero dell’evasione in Italia varrebbe almeno il triplo dell’attuale manovra”. Inoltre, ribadiscono un secco “no all’aumento dell’Iva che fa lievitare, in fase inflazionistica, il prezzo dei beni, accrescendo la perdita del potere di acquisto delle famiglie italiane, in particolare già quelle debilitate da questi anni di crisi. L’aumento dell’Iva è una manovra di puro aumento della pressione fiscale e, pertanto, accentuerebbe una manovra fatta di maggiori oneri per i contribuenti anziché di maggiori risparmi dello Stato”.

Pongono poi l’attenzione sui “costi della struttura amministrativa: è falso che l’abolizione delle province non fa risparmiare soldi. Da subito sui costi delle strutture elettive e di rappresentanza, a regime con la razionalizzazione delle funzioni e del personale, con un risparmio prevedibile di 17 miliardi di euro l’anno rispetto ad oggi. Abolirne alcune, non è una questione di popolazione, ma il fatto è che si può farne a meno che siano grandi o piccole”. Per quanto riguarda le liberalizzazioni, “subito per RC auto, ordini professionali, farmaci, filiera petrolifera, servizi pubblici locali; sì ad un’imposta patrimoniale e non imposte in ragione dei redditi”.

Infine, propongolo lo “stop dei tagli agli enti locali che significano aumento dei tributi, sempre a carico di chi paga già, e in alcuni casi taglio puro dei servizi, perché nemmeno l’aumento dei tributi locali nei limiti ammessi dalla normativa, compenserebbe il taglio subito”.