Savona. Il 22 giugno scorso, aveva filmato due giovanissimi disabili, con gravissime mutilazioni, che, sotto il controllo di un personaggio, facevano la questua ad un incrocio centralissimo e trafficato di Savona: via XX Settembre con corso Mazzini. Immagini che riprendevano due novelli schiavi il cui lavoro veniva interrotto solo per consegnare al loro gestore i proventi parziali della loro giornata.
Di qui, la chimata al 113 e l’arrivo sul posto di due pattuglie della Polizia di Stato. “L’altro ieri finalmente qualcosa si è mosso da parte delle Autorità di Polizia e da parte della magistratura savonese – racconta l’improvvisato cameraman, Roberto Nicolick – Nonostante il caldo afoso, qualcuno ha reagito al mio video raccapricciante ed alla mia lettera-denuncia sul racket della questua ai semafori, e mi ha convocato in Questura come persona informata dei fatti: meglio tardi che mai. Esiste quindi la volontà da parte della Procura di risalire alle responsabilità di chi induce in schiavitù queste persone indifese e fragili”.
“Una riflessione dolorosa, però, bisogna farla: la cosa che mi ha più colpito è stata la generale e totale indifferenza di tutti gli automobilisti che transitavano a quel semaforo, il menefreghismo dei passanti che fermi al rosso, guardavano distrattamente i due disabili mentre correvano da una vettura all’altra per raccogliere soldi da consegnare al loro schiavista. Nessuno di loro ha sentito il bisogno di fare una semplice telefonata alle forze dell’ordine per avvisare di una situazione al limite della legalità, nessuno ha dato segni di indignazione o di disagio alla vista due ragazzi con evidenti menomazioni che fermavano le auto per chiedere i soldi. Questo atteggiamento di grave insensibilità umana la dice lunga sullo stato di convivenza civile in questa povera città, piena di persone ‘per bene’ che non conoscono i doveri civici. Personalmente ho dato il mio contributo e mi aspetto che la Magistratura faccia il proprio dovere e spazzi via chi ha ridotto in schiavitù questi due poveri ragazzi. Lo spero ardentemente e mi auguro che le cosiddette persone ‘perbene’, in un futuro prossimo, abbiano un minimo di coraggio a denunciare questi fatti, magari anche solo attraverso una semplice telefonata, così per poter dire di avere una coscienza umana e non bestiale”, conclude Nicolick.