Savona. E’ stata celebrata questa mattina, in Tribunale a Savona, una nuova udienza del processo che vede sul banco degli imputati una mamma che deve rispondere dell’accusa di violenza sessuale sul figlio, oggi diciassettenne, che all’epoca dei fatti aveva tra i sei e i dieci anni. Il processo, che si svolge a porte chiuse, sta arrivando ormai verso la conclusione: prima della discussione resta da sentire ancora un testimone. Il Collegio dei Giudici, al termine dell’udienza odierna, nella quale è stato ascoltato un sacerdote che però ha spiegato di non ricordarsi del minore, ha rinviato il processo al prossimo 18 ottobre.
Gli abusi si sarebbero consumati a Cairo Montenotte (il Comune si è infatti costituito parte civile con l’avvocato Luigi Gallareto) dove l’imputata, una 44enne, madre di due figli, vive con il marito e il figlio maggiore. L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Alessandra Coccoli, era partita da una segnalazione dei servizi sociali del Comune: le assistenti avevano raccolto le confidenze del ragazzo che era poi stato così allontanato da casa e affidato ad una comunità. Racconti frammentari che parlano di violenze psicologiche in famiglia (ma alle quali il padre e il fratello sarebbero stati estranei) e di punizioni corporali che, talvolta, sarebbero sfociate in attenzioni di tipo sessuale. Questa, almeno, l’ipotesi d’accusa che la donna respinge nel modo più assoluto, sostenuta anche dal marito.
“In passato ci possono essere state incomprensioni e rapporti tesi con il figlio – aveva spiegato dopo il rinvio a giudizio l’avvocato Andrea Argenta che difende la donna – ma a nostro avviso nulla che sostenga la tesi dell’accusa. Ritengo che anche l’incidente probatorio con la deposizione del ragazzo confermi l’inconsistenza delle prove dell’accusa. Per questo la mia cliente ha scelto la strada più difficile e rischiosa del dibattimento, invece di accettare un patteggiamento o un rito abbreviato”.