Savona. E’ stato assolto dall’accusa di truffa e ricettazione grazie al diario che la sua fidanzata scriveva quotidianamente. Si tratta di un 25enne siciliano, Alessandro M., residente a Catania, che secondo l’accusa, nel 2004, precisamente il 20 maggio, si era presentato a Varazze in una tabaccheria di piazza Beato Jacopo e, affermando di essere un funzionario della “Gabetti Casa”, aveva chiesto di acquistare numerosi valori bollati e di poterli pagare con un assegno che era poi risultato essere rubato e con la firma contraffatta.
Per la precisione al tabaccaio erano state richieste 160 marche da bollo da 10,33 euro, 200 marche da 1,29 euro e 200 francobolli da 45 centesimi, per un totale di 2000,80 euro. L’esercente, una volta venduti i valori bollati, si era però accorto che l’assegno con il quale erano stati pagati non era valido. Da una foto segnaletica il titolare della tabaccheria aveva riconosciuto l’imputato (che risultava schedato perché aveva un piccolo precedente essendo rimasto coinvolto, in concorso con altri, in un processo per direttissima ad Ancona, nel quale aveva patteggiato). Il 25enne era stato così rinviato a giudizio per la truffa. Oggi però, in aula, le accuse sono state “smontate” dalle testimonianze, in particolare quella della compagna del ragazzo, Cristina, di due anni più giovane di lui. La giovane infatti ha spiegato al giudice che il 20 maggio del 2004 il suo fidanzato non poteva essere a Varazze perché era a Catania: “Mi è venuto a prendere a scuola e poi abbiamo trascorso insieme tutto il pomeriggio. Lo posso affermare con certezza perché è annotato su questo calendario che io usavo come una specie di ‘diario’ sul quale ogni giorno annotavo quello che facevo. Questa è un’abitudine che portavo avanti già prima del 2004”.
Il diario dice che, nel periodo in cui il tabaccaio varazzino venne truffato, il ragazzo non si era mai allontanato da Catania. La fidanzata ha comunque precisato che, prima di oggi, il suo compagno aveva lasciato la Sicilia solo per andare ad Ancona per lavoro. Un concetto ribadito anche dall’imputato: “Non sono mai stato al Nord prima di oggi. Sul mio precedente problema con la giustizia – ha raccontato in aula Alessandro M. – ci tengo a precisare che avevo patteggiato perché ero terrorizzato. Ero finito a giudizio per direttissima senza aver fatto nulla e, convinto che non avrei più avuto guai, avevo accettato di patteggiare per chiudere in fretta il processo. La sera stesso ero tornato a casa in aereo. Mai avrei immaginato che mi sarei ritrovato qui”.
Il difensore del ragazzo, l’avvocato Andrea Martini, nelle sue conclusioni, ha anche fatto presente che il tabaccaio di Varazze aveva raccontato agli inquirenti che il truffatore non aveva nessun particolare accento, mentre l’imputato, come si è potuto constatare durante la sua deposizione, ha un marcato accento siciliano. Il pubblico ministero aveva comunque chiesto la condanna del giovane, ma il giudice è stato di diverso avviso è lo ha assolto da tutte le accuse per non aver commesso il fatto. Stavolta, forse è il caso di dirlo, l’amore ha trionfato.