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Corruzione e riciclaggio, nominato il perito per la vincenda che coinvolge Stefano Parodi

Stefano Parodi

Genova. E’ stata celebrata questa mattina, in Tribunale a Genova, una nuova udienza preliminare relativa alla bufera giudiziaria che ha coinvolto il presidente del Consiglio provinciale di Savona, Stefano Parodi, ex sindaco di Albissola Marina. Per lui e per altre dieci persone il pubblico ministero Paola Calleri della procura genovese ha chiesto il rinvio a giudizio.

Le ipotesi di reato che vengono contestate sono abuso d’ufficio, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale, truffa, violazioni fiscali, appropriazione indebita, ricettazione, corruzione e favoreggiamento. Secondo l’accusa, Stefano Parodi avrebbe intascato 49 mila euro dal costruttore Pietro Pesce. L’imprenditore di Cogoleto avrebbe allungato la mazzetta in contanti quando Parodi era sindaco di Albissola Marina affinché il primo cittadino facesse approvare dalla giunta comunale una convenzione urbanistica tra il Comune e la società “Pesce Pietro Mare srl” per la realizzazione di alloggi di edilizia convenzionata nelle aree ex Arcos.

Questa mattina in udienza è stat nominato il perito che, su richiesta del suo difensore, dovrà eseguire una perizia sulle condizioni mentali di Pesce circa le dichiarazioni che avrebbe reso sullo scambio di mazzette. Il gup quindi ha rinviato il procedimento al prossimo 29 giugno.

Gli altri “savonesi” coinvolti nell’inchiesta della Procura genovese sono l’ex capogruppo della lista “Insieme per Celle”, Alberto Ferrando, il commercialista Davide Reverdito, il segretario comunale del comune di Celle Maria Enrichetta Boschi, la responsabile del settore urbanistico del comune di Celle Sonia Mitra e Giuseppe Olcese, collaboratore di Pietro Pesce.

Inoltre la richiesta di rinvio a giudizio riguarda anche le figlie di Pesce, Giovanna, 48 anni (bloccata nel 2008 alla frontiera con 273 mila euro in contanti nascoste tra due paia di slip), e Paola, 46, di Cogoleto; Carmelo Chinnici, 65 anni, di Cogoleto, ex agente di vendita di Pesce con cui entrò in disaccordo, contribuendo con le sue rivelazioni a chiarire il giro d’affari; l’avvocato genovese Giuseppe Muscolo, 52 anni, coinvolto per favoreggiamento. Quest’ultimo avrebbe suggerito a Pesce di violare i sigilli dell’area di Molinetto sequestrata dai carabinieri del Noe per la presenza di cromo esavalente portato con la terra della Stoppani da bonificare.