30 anni di sindacato di polizia: il bilancio del segretario nazionale Silp-Cgil

Daniele Tissone

Liguria. Daniele Tissone, segretario nazionale Silp-Cgil, traccia un primo bilancio di 30 anni di sindacato di polizia, tra luci e ombre, successi e nuove sfide da affrontare.

“Il 1 aprile del 1981, veniva varata dal Parlamento Italiano la legge di ‘riforma della Polizia di Stato’- dice Tissone – Nella mia carriera ho lavorato in diverse regioni e, alla fine, anche in Liguria e a Savona. Mi sono quasi sempre occupato di rappresentare i lavoratori, anche in un periodo in cui il lavoro dei poliziotti era difficile e sottopagato. Ricordo, agli inizi della carriera molti di noi, in maggioranza provenienti dal nostro Sud, che con umiltà, dignità e spirito di sacrificio, svolgevano con orgoglio e serietà il proprio lavoro nonostante le difficili condizioni di vita, soggetti com’erano a continui trasferimenti, orari di lavoro indefiniti e indefinibili, pessime situazioni alloggiative e paghe inferiori alla media di allora. Fortunatamente la voglia e la necessità di un reale cambiamento interno, durante una stagione terribile per il paese nella quale i feroci attentati terroristici mettevano a dura prova lo Stato, fecero ‘maturare’ una riforma che molti ‘carbonari anche savonesi’ contribuirono a scrivere in un periodo per l’appunto difficile”.

“La nostra Provincia diede, infatti, all’interno di una prima rappresentanza chiamata ‘movimento’ un piccolo drappello di lavoratori in divisa, dal quale nascerà in seguito una vera organizzazione sindacale – prosegue Tissone – Infatti, nel 1981, venivano finalmente riconosciuti e sanciti a livello legislativo tanti diritti, peculiarità, e rivendicazioni del personale della neonata Polizia di Stato, con conquiste epocali quali la smilitarizzazione, l’ingresso delle donne in un mondo fino ad allora a loro precluso, il riavvicinamento tra cittadini e poliziotti, la sindacalizzazione. Da quegli anni la Polizia, e mi riferisco in particolar modo ai suoi appartenenti, ha imparato molto ed è divenuta un organizzazione che, nonostante le difficoltà che non vogliamo né dobbiamo nasconderci, ha maturato la convinzione di essere realmente e con convinzione al servizio del paese. In questo contesto la Città di Savona si distinse sempre promuovendo ogni iniziativa del neonato sindacato grazie, anche, alla sensibilità di cittadini, sindacalisti e rappresentanti della politica di allora. Favorì, in particolare, anche quelle istanze che avrebbero in seguito “avvicinato” il sindacato alle organizzazioni confederali ritenendo giusto unire questi lavoratori ad altri lavoratori, all’epoca già sindacalizzati”.

“Come ha scritto nella sua tesi sul movimento e la riforma Francesco, un giovane poliziotto che lavora oggi presso la Stradale di Finale Ligure: ‘Alle organizzazioni sindacali va riconosciuto il merito di aver “aperto” le porte, oltre che i cuori, ad un mondo per troppi anni tenuto separato da tutto il resto, il Sindacato deve trarre anche oggi dallo spirito di questa legge quotidianamente nuovi stimoli di ammodernamento, in modo da riconoscere all’apparato della pubblica sicurezza il suo vero ruolo, e cioè di essere al servizio del cittadino, ben sapendo però che esso stesso è formato da cittadini, che vanno incentivati, ricompensati, motivati, responsabilizzati, ma a cui soprattutto va fatto capire, anche con gesti concreti, di essere attori imprescindibili all’interno della Società’ Le battaglie finalizzate ad ottenere il sindacalismo in Polizia che hanno visto Savona e la Liguria in prima fila ci hanno permesso di mantenere e rinnovare il ruolo fondamentale che dobbiamo avere all’interno della società, quali protagonisti indispensabili di uno Stato di Diritto, baluardo delle istituzioni democratiche e dei cittadini, e a ben vedere tutto quanto scritto fin qui, rappresenta il motivo intrinseco dell’esistenza e dell’evoluzione del movimento sindacale in qualsiasi realtà”.

“Poiché, però, tutto non è per sempre, è quanto mai necessario vigilare affinché questi valori ormai radicati non si disperdano ma, anzi, costituiscano linfa vitale per coloro i quali sostituiranno le vecchie leve garantendo al Paese il mantenimento di quei diritti per i quali i ‘i vecchi del movimento’ si sono battuti incuranti delle possibili consegne o del carcere militare. A costoro va e andrà sempre la nostra sincera gratitudine. Nel panorama sindacale odierno si è aperta una stagione non bella né facile per le donne e gli uomini che sono chiamati a servire il paese siano essi poliziotti o appartenenti ai corpi da sempre deputati a mantenere la sicurezza dei cittadini. I continui tagli alle risorse, il blocco dei contratti e la previdenza complementare che stenta a decollare all’interno del Comparto Sicurezza e Difesa, pongono il sindacato nuovamente di fronte a nuove stagioni di rivendicazione e di confronto nella consapevolezza che queste ‘nuove battaglie’ riguarderanno tutti a cominciare dai cittadini ai quali va garantita la piena Sicurezza, termine che, per noi sindacalisti, è da intendersi come una risorsa, al contrario di chi considera la medesima come uno dei tanti costi di un bilancio da ricondurre nel novero di un sistema di tagli di tipo “ragionieristico”. Il senso e l’attualità di quella riforma è pertanto questo: proseguire nell’opera che vide il Paese unito nel riammodernare, rendendoli più efficienti, i propri apparati, nell’interesse della gente comune a cominciare dai più deboli e più indifesi”, conclude il segretario nazionale Silp-Cgil.

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