Savona. E’ già tornato in libertà Abdellah Maait, il marocchino di 26 anni, irregolare sul territorio italiano, che era finito in manette giovedì perché ritenuto il responsabile dell’attentato incendiario che, la sera del 2 marzo, ha completamente distrutto il chiosco di piazza Petrarca, uno dei locali storici di Albenga. Il giovane è stato infatti interrogato ieri mattina dal gip Fiorenza Giorgi che ne ha disposto l’immediata scarcerazione, senza convalidare il fermo.
Secondo il giudice per le indagini preliminari mancano i gravi indizi di colpevolezza necessari a giustificare la custodia cautelare in carcere. Il pm aveva invece chiesto di convalidare la misura di custodia cautelare in carcere del 26enne. “Mi dispiace per il proprietario del chiosco, ma non sono stato io ad appiccare il fuoco. Mercoledì 2 marzo sono andato a casa dei miei parenti a Leca alle 19,30 e sono rimasto fino alla mattina dopo” avrebbe spiegato Maait al giudice. “Il raid contro Zerlotin è un gesto che ferisce tutta la città, ma il mio assistito è innocente – ha commentato il legale del marocchino, l’avvocato Graziano Aschero -. È vero che ci sono due ragazze che lo avrebbero riconosciuto, ma erano le 23, era buio ed era difficile identificare con certezza un nordafricano. Documenteremo con testimonianze qualificate la validità della nostra versione”.
Ad arrestare il 26enne, dopo due settimane di indagine, erano stati i carabinieri del Nucleo Operativo della compagnia di Albenga. I militari, dopo il rogo, avevano iniziato subito la loro attività, concentrando le loro attenzioni sulle frequentazioni del locale. Nei pressi del chiosco solitamente “bazzicavano” perlopiù cittadini extracomunitari e gli uomini dell’Arma hanno verificato quali stranieri erano stati controllati nella zona il giorno dell’incendio. Dai primi racconti di alcuni testimoni oculari, l’uomo che aveva appiccato il fuoco poteva essere di origine nord africana. I militari hanno così iniziato a lavorare sulle foto segnaletiche di alcuni “volti noti” del territorio.
Due testimoni avevano così riconosciuto Maait dalle foto. Prove che non sono state ritenute sufficientemente “schiaccianti” per il giudice che ha scarcerato il marocchino.