Monsignor Lupi: “La voce del povero deve arrivare alle istituzioni”

Mons. Vittorio Lupi - vescovo Savona Noli

Savona. “Occorre impegnarsi perché la voce del povero arrivi sul tavolo delle istituzioni e trovi il riconoscimento dei suoi diritti. Certo, il povero non interessa perché non vota e pochi si lamentano se si taglia la spesa sociale. Ma dobbiamo sforzarci di fare in modo che le esigenze dei poveri non vengano dimenticate. Stare accanto ai poveri è compito di ogni cristiano, ed è bene che qualcuno lo ricordi sempre”. Parole inequivocabili, quelle del vescovo. Il quale, senza accennare direttamente alle recenti polemiche sulla mensa di fraternità, ribadisce la volontà della diocesi di continuare a gestire i servizi caritativi in sinergia col Comune di Savona.

Monsignor Lupi lo ha affermato davanti ad una platea rappresentativa, quella che ha partecipato in Seminario al convegno delle realtà caritative della diocesi. Una giornata intensa di lavori, aperti dall’applaudita relazione del professor Mauro Magatti, preside della Facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano, proseguita con l’intervento del presule e, nel pomeriggio, con i laboratori animati dai partecipanti. Nella sua relazione il vescovo ha auspicato che “il convenire di tutte le realtà che operano al servizio dei poveri diventi un appuntamento annuale” e ha specificato il significato dell’incontro: “Vogliamo comprendere meglio chi siamo e la realtà che ci circonda. Ci occorrono franchezza, speranza e perseveranza”. Entrando nel vivo del tema, monsignor Lupi ha subito richiamato la necessità che nelle parrocchie la cura della carità non sia delegata a pochi “addetti ai lavori” e non si limiti alla raccolta di denaro: “La dimensione caritativa deve crescere nella comunità, superando la logica della delega e la visione individualistica della vita: non si può essere chiesa se si lasciano fuori dei fratelli”. Inoltre “la carità appartiene alla realtà stessa della chiesa, è dimensione fondamentale della vita cristiana e diventa annuncio della buona Notizia”.

Perché il servizio caritativo non sia sterile, secondo il presule, “occorre non sottovalutare l’aspetto formativo: la formazione non è tempo sottratto al servizio, ma è il modo per viverlo meglio”. Inoltre “è necessario guardare oltre i propri confini ed aprirsi a forme di collaborazione con altre realtà, per leggere meglio i bisogni del territorio e servire al meglio chi si ha di fronte”. Le organizzazione caritative – ha aggiunto il vescovo – devono poter contare su persone competenti professionalmente, ma non basta: “Occorrono anche l’umanità, l’attenzione del cuore, la capacità di vicinanza. Le strutture e i mezzi ci vogliono – ha ammonito – ma la prima esigenza è il farsi vicini ai poveri e ai sofferenti. Ciò senza nessuna ansia di proselitismo, perché non dobbiamo servirci dei poveri, e sapendo che è un lavoro in perdita, cosicchè risalti il valore aggiunto e non redditizio della carità”. Dopo aver richiamato al valore della sobrietà, tema del percorso d’Avvento di quest’anno, monsignor Lupi ha concluso con l’invito a fare arrivare la voce del povero sul tavolo delle istituzioni, ad impegnarsi nella legalità e nella trasparenza e a non “amoreggiare col potere, cercando intese sottobanco per avere dei benefici”. Il consenso dell’assemblea al discorso del vescovo si è espresso in convinti applausi.