Savona. Si è conclusa da pochi giorni l’esperienza dei due operatori della Caritas Liguria, il savonese Davide Carnemolla e la genovese Ombretta Varone, sul territorio di Barisciano e Piana di Navelli in Abruzzo. “E’ stato sicuramente un anno positivo e ricco di esperienze – affermano – incontri e attività portate avanti, a volte con fatica ma sempre con amore. Quest’estate è stata ricca di attività, nonostante non abbiamo avuto grandi numeri di volontari, ma alcune squadre, anche in contemporanea, nell’arco di poche settimane”.
In questo periodo sono state realizzate alcune attività, in cantiere da diverso tempo, come l’animazione con i bambini. Sono nati diversi momenti di animazione, portate avanti da gruppi differenti, nei paesi di San Pio delle Camere e Prata d’Ansidonia. Sono state anche intensificate le visite alle case di riposo in cui i due operatori hanno continuato a recarsi per tutto l’anno trascorso, accompagnando gruppi di giovani e non, provenienti dalle delegazioni, che sono usciti arricchiti da questi incontri.
“Inoltre – proseguono – è stato per noi importante inserire, tra le diverse attività per i volontari, la conoscenza del territorio, attraverso i racconti che scaturivano dagli incontri con le comunità, o con singoli, che potessero raccontare la propria esperienza diretta, e la realtà per come si presenta, e non per come arriva ‘confezionata’ attraverso i mezzi di informazione. Ci sembrava fondamentale, che i volontari avessero la possibilità di un contatto diretto con la città ed i paesi limitrofi, inserendo una visita all’Aquila ed ai paesi più colpiti, non solo della Piana di Navelli. Nonostante, ovviamente, l’atteggiamento non fosse quello di turisti delle macerie, confessiamo che durante le visite alla città, che seppure distrutta conserva un fascino notevole, in vari momenti, abbiamo sentito un certo disagio, negli sguardi degli aquilani, e più di un volontario ha riposto la macchina fotografica durante la visita. La sensazione, infatti, era, ad oltre un anno dal terremoto, quella di calpestare una terra sacra, dove si incrociano profondo dolore e speranze, intrisa di vita, nel suo significato più profondo, e su cui è difficile camminare, con il cuore in ascolto, e rimanere uguali a prima”.
I progetti realizzati riguardavano le borse lavoro, la ricostruzione leggera ed il centro d’ascolto interparrocchiale. La validità dei progetti ideati è stata tale che sia Caritas italiana che la Caritas diocesana dell’Aquila hanno proposto di estenderli all’intero territorio diocesano, ed è anche per la necessità di lavorare ad una progettazione su larga scala che alcuni di questi progetti hanno dovuto subire intoppi e ritardi nell’approvazione e nella realizzazione.
“L’aspetto del nostro lavoro che più vogliamo porre in risalto – concludono – è stato sicuramente quello della relazione con la gente, che ci ha accolti in una maniera eccezionale, quasi adottandoci in certi casi. Persone sofferenti che si sono aperte all’incontro e ci hanno dimostrato tutta la loro riconoscenza per esserci stati, averli ascoltati e aver condiviso un pezzo di vita insieme. Vorremmo ringraziare tutte le persone che sono venute in Abruzzo, nonostante l’emergenza fosse ufficialmente terminata, e solo poche voci continuassero a sostenere che c’era ancora bisogno di una mano, anzi, tante mani e tanti cuori. Il ringraziamento maggiore, va però come sempre alle persone incontrate, che, anche a ragazzi che si trattenevano solo per una settimana, ha riservato un’accoglienza famigliare, di grande disponibilità, la stessa, dimostrata a noi in quest’anno”.