Savona. “Penso che occorra impegnarsi di più e che certe polemiche, come quelle recenti nella nostra diocesi, non giovino a nulla, danneggiando inutilmente l’immagine della chiesa locale”. Parlando del problema della carenza di vocazioni nella diocesi, il vescovo, in un’intervista che compare sul “Letimbro” di ottobre, invita a superare la la conflittualità che ha segnato recentemente la chiesa locale.
E, rispondendo ad una domanda specifica, dà ufficialità ad una notizia finora non divulgata: “Sono stato accusato di aver coperto o di non aver fatto abbastanza ma, in coscienza, penso di aver agito correttamente nel rispetto delle persone. Riguardo alla vicenda di don Nello Giraudo (il sacerdote accusato di pedofilia), la richiesta di riduzione allo stato laicale è stata concordata fra me e lui come prospettiva già nel luglio del 2009 e si è concretizzata nei mesi successivi. Da non molto Nello Giraudo ha ottenuto dalla Santa Sede la dispensa dallo stato clericale e quindi non può più presentarsi come prete né esercitare il ministero. Per ciò che concerne l’aspetto giudiziario, la diocesi attende con serenità e nella piena collaborazione l’esito delle indagini condotte dalla Magistratura su questa vicenda e sulle altre questioni sollevate da chi si è presentato a fare denunce”.
Nell’intervista monsignor Lupi analizza vari aspetti del cammino della diocesi: il piano pastorale, la nuova esperienza di cooperazione missionaria con Cuba (“Sottolineo che non si tratta del ‘pallino’ di una persona ma di una decisione maturata in Consiglio presbiterale: è una chiesa che si prende carico di annunciare il Vangelo in un terra dove per un cinquantennio non è stato possibile”), la crisi delle vocazioni e la realtà del Seminario. Circa la visita pastorale alle parrocchie precisa: “Ho sempre amato, quand’ero parroco, l’immediatezza dell’incontro con la gente e vorrei riviverla da vescovo. Inoltre desidero conoscere da vicino la situazione delle parrocchie, per dare suggerimenti su come migliorare negli aspetti carenti e valorizzare quanto di buono già si fa. M’interessa molto il rapporto con i laici, che non sono oggetti ma soggetti della pastorale: occorre stimolarne la sensibilità e la creatività. Sì, uno dei punti forti della visita sarà la promozione di un laicato responsabile”.
Nell’intervista il presule getta uno sguardo anche agli aspetti civili del territorio. Riguardo al fiorire di centri commerciali, confessa “di essere meravigliato e mi chiedo: come potranno convivere tutti questi colossi insieme? Esiste un bacino d’utenza adeguato? Certamente i grandi centri commerciali si faranno una ‘guerra’ spietata e ciò non sarà un bene per nessuno, a parte i consumatori. I piccoli esercenti, poi, andranno in ulteriore crisi. Non riesco ad immaginare che, in questo panorama, tutti possano prosperare”. Giudizio positivo, invece, sul nuovo progetto del porto alla Margonara: “Da profano del settore mi pare che una progettazione meno impattante sull’ambiente sia più funzionale. Devo ammettere che la torre di Fuksas non mi piaceva proprio. Spero che, se si realizzerà il progetto del porticciolo, ciò rappresenti un miglioramento del paesaggio della costa, dall’ex terminal Miramare verso Albissola”. Uno sguardo, infine, sul volto meno visibile della città: “Quello della povertà – risponde il vescovo – è un problema di cui non deve farsi carico solo la Caritas con i suoi servizi molto ben organizzati. E’ la città che deve coinvolgersi, che non deve avere un volto escludente. Le risposte ai drammi dell’indigenza vanno trovate insieme, proprio perché non si verifichino situazioni limite come quelle che sono state scoperte recentemente”.