Savona. Le belle idee molto spesso nascono per caso, e forse questa potrebbe essere una di quelle volte. La cronaca: uscendo dalla sala della Sibilla sul Priamar il presidente della fondazione Carisa, Roberto Romani, volgendo lo sguardo verso i ruderi della cattedrale che sovrastava la fortezza prima di essere abbattuta dai genovesi, ha detto: “Dovremmo fare come a Dresda, e ricostruirla…”. Ne nasce una discussione interessata sino a quando arriva anche il sindaco Berruti al quale Romani scherzosamente chiede: “Quanto potrebbe costarci far costruire una cattedrale prefabbricata in Cina e riposizionarla dove era una volta?”. Ecco che quella che sembrava una boutade si trasforma in un “brainstorming” tra il presidente, il sindaco e alcuni spettatori interessati all’idea progettuale.
“Una cattedrale in Cina, non mi sembra il caso di costruirla. Però sarebbe il momento di sanare la più grande ferita che i savonesi si portano dietro dalla guerra con Genova, dopo la distruzione del porto – replica Berruti -. Certamente si potrebbe pensare ad un progetto che restituisca importanza ad una struttura che è stata per secoli il cuore della città di Savona”.
Tra le battute: “Diciamolo a Canavese, dopo aver risanato l’anima commerciale con il porto, adesso pensi all’anima spirituale della città…”. Tornado alle idee più realizzabili: “Non una cattedrale, ma magari un luogo di culto interculturale ispirato alla modernità e all’aperutra verso ogni tipo di cultura”. E la discussione procede per una decina di minuti.
Ecco allora le fatidiche parole del presidente Romani: “Dobbiamo studiarci qualcosa, magari potremmo lanciare un concorso di idee internazionale, e noi potremmo come fondazione finanziare l’iniziativa. Interessando la cittadinanza e interpretando le risposte per ridare vita ad un rudere e sanare così le ferite dei savonesi”.
Il gruppetto alla fine continua a confabulare mentre si avviava fuori dal Priamar e uno dei presenti alla discussione azzarda anche un “se mai si riuscisse a realizzare questo progetto voi due (Romani e Berruti) entrereste nella storia della città”.
