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Energia dagli scarti di produzione dell’olio: Arnasco protagonista

Antico frantoio

Liguria. Sarà Arnasco uno dei protagonisti del progetto europeo “Market of olive residues for energy” (in acronimo: More), che si pone come obiettivo quello di utilizzare gli scarti solidi della produzione dell’olio d’oliva per generare energia rinnovabile. La proposta è stata presentata questa mattina nel capoluogo ligure e coinvolgerà cinque tra i principali Paesi europei produttori di olio d’oliva: Italia, Spagna, Slovenia, Croazia e Grecia.

Proprio nell’ambito del progetto, l’Agenzia regionale per l’energia, in collaborazione con Unioncamere Liguria, aveva lanciato una richiesta di manifestazione di interesse per la realizzazione di un impianto per la produzione di energia dalla sansa di oliva (scarto della lavorazione dell’olio d’oliva), da localizzare sul territorio regionale. A risultare prescelto è stato il progetto presentato dal comune dell’entroterra ingauno, che prevede di riscaldare con un impianto termico a sansa d’oliva una scuola il teatro comunale e la sede del municipio, favorirendo l’associazione di alcuni frantoi locali per incrementare l’approvvigionamento della biomassa e dare vita ad una vera e propria filiera.

Oltre che per le strutture di Arnasco la sansa secca, ottenuta dall’essicazione della sansa vergine, sarà utilizzata per il riscaldamento delle serre della zona, come previsto dal business plan formulato dall’Agenzia regionale in collaborazione con il frantoio Giulio Anfosso di Villanova d’Albenga. Il costo dell’impianto, stimato intorno ai 500 mila euro, potrebbe essere cofinanziato dal Piano di Sviluppo Rurale della Regione Liguria, permettendo in questo modo di ammortizzare le spese in un periodo più breve dei 7 anni necessari senza il finanziamento pubblico.

Il principale ostacolo allo sviluppo di questo tipo di tecnologie non è solo di carattere economico ma anche normativo: la legislazione vigente considera infatti la sansa una sostanza inquinante e per favorirne l’utilizzo a fini energetici bisognerebbe modificarla. “Noi attualmente usiamo soltanto in piccola misura le potenzialità del settore agricolo, i nostri nonni invece erano molto più attenti e utilizzavano anche le fasi finali – spiega il direttore tecnico dell’Agenzia per l’Energia ligure, Pierpaolo Rossodivita – Non si tratta quindi di inventare nuove tecnologie, ma di tornare a quelle pratiche virtuose del passato. Dalla sansa infatti si può ottenere soprattutto energia termica ma anche energia elettrica. Un impianto per la lavorazione della sansa può inoltre trattare qualunque tipo di residuo vegetale da produzione agricola, rendendoci meno dipendenti dall’utilizzo di combustibili fossili”.