Savona. “Coraggio, cari confratelli nel sacerdozio, nessun timore ci immobilizzi, non ci chiuda in noi stessi il sentimento della nostra piccolezza e dei tanti limiti nostri e delle nostre chiese, non ci turbi la pressione di una cultura ostile alla fede”. Il vescovo, ieri sera in Cattedrale, ha concluso la sua omelia della Messa crismale con una calda esortazione ai suoi preti, che oggi potranno condividere con lui il pranzo del Giovedì santo, dopo aver inaugurato la mostra fotografica e d’arte allestita dal Seminario diocesano.
Che monsignor Lupi ci tenga ad avere vicini i sacerdoti lo si è capito dall’abbraccio di pace che, durante l’Eucaristia, ha voluto dare a ciascuno di loro e da un (insolito) invito rivolto prima della Messa: di non “lasciarlo solo” durante la processione del Venerdì santo. Erano in tanti anche ieri sera ad affollare la Cattedrale e a partecipare ai vari momenti della Messa crismale, tra i quali la rinnovazione delle promesse sacerdotali e la benedizione degli oli e consacrazione del crisma. I canti sono stati animati dalla corale diocesana, guidata dal nuovo direttore dell’Ufficio liturgico diocesano padre Piergiorgio Ladone. Era la prima celebrazione diocesana solenne nella quale la cattedra episcopale era visibile nella nuova (sperimentale) collocazione, ai piedi dell’altar maggiore.
“In questa sera così particolare – ha esordito il presule nell’omelia – sono presenti tutte le componenti della nostra comunità ed esprimono tutte le realtà presenti in diocesi che è spiritualmente tutta qui riunita attraverso di loro: i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose, i seminaristi, i laici; sono rappresentate tutte le vicarie, le parrocchie, i movimenti, le associazioni, le confraternite. E’ veramente la chiesa di Cristo che, con tutte le sue espressioni, si raduna attorno al Maestro per riascoltarne la parola, per vivere con Lui questo momento di intimità, per cibarci di Lui e tornare alle nostre case rincuorati, confortati nella fede e rinvigoriti nella carità. È viva qui con noi tutta la chiesa universale, che è presente ovunque si raduna una chiesa locale. Tutta la chiesa di Cristo è vivente nella chiesa locale raccolta in preghiera. Come tutto Gesù Cristo è presente in un frammento dell’Eucaristia, allo stesso modo è tutta la chiesa universale che è presente nella diocesi riunita attorno al vescovo”.
Non è mancato un richiamo ai principali eventi diocesani dell’ultimo anno: “Il Convegno diocesano che ci ha fatto vivere la gioia dello stare insieme, dell’ascoltare insieme la Parola, del confrontarci con essa, dell’esprimere i nostri desideri e aspirazioni riguardo alla pastorale”; “il programma pastorale che è la strada maestra che orienta il nostro cammino di chiesa e ci stimola a condividere impegni ed obiettivi”; e la nascita del Consiglio pastorale, che “è convocato nei prossimi giorni e dovrebbe poter essere lo stimolo e il punto di raccordo tra il vescovo, uffici di curia e vicarie, e parrocchie, movimenti: lo affidiamo nella preghiera al Signore in questa sera, memoriale della comunione ecclesiale, perché possa diventare quello che deve essere: strumento di comunione operativa all’interno della chiesa locale, quella comunione che qui viene così significativamente espressa”.
Il vescovo ha quindi illustrato il significato della consacrazione degli oli, “che verranno portati nelle parrocchie e che esprimeranno la presenza del vescovo accanto alle realtà più vive e importanti delle comunità parrocchiali”. Essi accompagnano “i momenti più importanti della vita di ognuno, e in ciascuno di questi momenti, accanto ad ogni cristiano, è presente il sacerdote e con lui gli oli santi consacrati oggi, esprimono anche la presenza e la vicinanza spirituale del vescovo”. L’ultima parte dell’omelia è stata dedicata ai presbiteri: “Siamo nell’anno sacerdotale che il Papa ha voluto in questo 150° anniversario della morte del santo Curato d’Ars, patrono di tutti i sacerdoti. Non possiamo non dedicare loro un pensiero particolare”, che monsignor Lupi ha tratto da un discorso di san Giovanni Maria Vianney. Il vescovo ha poi ricordato i sacerdoti ammalati – il canonico Leonardo Botta, don Giovanni Peluffo, don Vincenzo Frumento, don Michelangelo Destefanis, don Carlo Sala, don Luigi Pampararo – e quelli mancati nell’ultimo anno: don Gino Lagasio, don Eugenio Gandini, don Emilio Damele.
“Grati al Signore per le realtà grandi che compie attraverso di noi – ha concluso il presule – sentiamo il bisogno di essergli sempre più fedeli, e di rinnovare quelle promesse che un giorno, il giorno della nostra ordinazione presbiterale, con grande entusiasmo abbiamo fatto al Signore nelle mani del vescovo. Oggi, siamo chiamati a rinnovare queste stesse promesse nella consapevolezza di essere vasi di creta, consapevolezza dovuta all’esercizio costante e a volte faticoso del nostro ministero, che ci fa costatare quotidianamente la grandezza di quello che celebriamo e la pochezza di quello che siamo. Concludendo sento di dirvi: coraggio, cari confratelli nel sacerdozio, nessun timore ci immobilizzi, non ci chiuda in noi stessi il sentimento della nostra piccolezza e dei tanti limiti nostri e delle nostre chiese, non ci turbi la pressione di una cultura ostile alla fede”.