Albenga. Si prepara a partire nuovamente per l’India Luigi Euro Bruno, il papà di Tomaso, il 27enne albenganese rinchiuso da più di due mesi nel carcere di Varanasi con l’accusa di aver ucciso il proprio amico e compagno di viaggio, Francesco Montis. Un viaggio che l’uomo si prepara ad affrontare nel corso della prossima settimana, conservando nel cuore la speranza e la fiducia che solo un padre può avere in una situazione simile.
Presto dovrebbero essere infatti depositate le accuse contro Tomaso e Elisabetta Boncompagni, l’amica torinese accusata del medesimo reato (se reato c’è davvero stato) e il 19 aprile ci sarà una nuova udienza. Tomaso può contare sull’assistenza legale di uno degli studi più in voga di Nuova Delhi (lo studio Titus) e sulle importanti dichiarazioni dei genitori della vittima che hanno fatto sapere alla procura indiana che il proprio figlio soffriva da tempo di gravi problemi respiratori e di essere convinti che si tratti di morte naturale. Gli inquirenti locali, invece, parlano di segni di strangolamento sul collo e di un triangolo amoroso che condurrebbe ad un movente passionale.
I familiari del ragazzo però non s’arrendono e, pur turbati, sono convinti che tutto si risolverà per il meglio. Intanto, su Facebook, gli amici scrivono una lettera al ministro Frattini e lanciano una raccolta di firme affinchè il Governo non abbandoni Tomaso e si occupi attivamente del suo caso. Il 27enne ingauno è provato dalla sua permanenza in carcere ma il padre racconta che è forte e sta reagendo e che non è comunque stato mai trattato male. Una volta alla settimana può vedere Elisabetta e i due si confortano a vicenda. I tre mesi di tempo che l’accusa ha per mettere sul tavolo le prove e formalizzare le proprie accuse stanno scadendo. Poi la palla passerà alla difesa che punta alla tesi della morte naturale e a tirare i due ragazzi fuori dall’incubo.